E’ stato colto con le mani nel sacco, non sapendo che le sue mosse venivano monitorate da tempo dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma E.U.R che, alla fine, su su delega della Procura della Repubblica di Roma – DDA, lo hanno arrestato. Lui, un 65enne, residente a Pomezia con precedenti, è stato trasferito in carcere in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal Gip del Tribunale di Roma perché gravemente indiziato per i reati di usura ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso.
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Usura ed estorsione a Pomezia aggravata dal metodo mafioso
La storia sembra non finire mai: la vittima è un imprenditore pometino, che – a causa di difficoltà economiche con il fisco – si rivolge a un primo usuraio. Il debito è enorme e per pagarlo l’uomo si trova in difficoltà, anche perché la somma che lo strozzino gli ha prestato non è sufficiente per ripagare il debito con l’Agenzia delle Entrate. I tassi altissimi rendono difficile la restituzione del debito e l’uomo si rivolge ad altri due “cravattari”.
Riesce, grazie alle notevoli garanzie economiche che offre, a farsi prestare il denaro e a far fronte agli impegni, anche ripagando il debito non solo con denaro contanti, ma con gioielli – soprattutto orologi di gran valore. Ma arriva alla crisi economica dovuta al Covid e l’uomo non ce la fa più a pagare contemporaneamente tre strozzini: i pagamenti totali superano i 20 mila euro al mese.
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Il prestito restituito con false fatturazioni
Si rivolge pertanto ai Carabinieri, che avviano immediatamente le indagini, che portano ai primi arresti nel 2021. Riguardo questo ultimo filone, le indagini dei militari sono scattate a giugno del 2020: l’imprenditore pometino aveva chiesto al 65enne un prestito, ammontante complessivamente a 200.000 euro, erogato in più tranche nel tempo. A quel prestito era stato applicato un tasso di interesse del 10%. Le somme venivano, man mano, restituite dalla vittima tramite false fatturazioni che, nel tempo, lo hanno portato ad esporsi con il fisco per una cifra vicina a 1.500.000 di euro.
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Le indagini
Ormai sfinito, l’imprenditore ha raccontato tutti ai militari che, attraverso intercettazioni sia ambientali che telefoniche, sono riusciti a far emergere il clima di assoggettamento e di omertà che, si ipotizza, l’indagato sarebbe riuscito a imporre sulla vittima grazie all’ostentata vicinanza ad elementi di spicco della criminalità e ad associazioni mafiose, circostanze, peraltro, confermate anche dai precedenti specifici del 65enne, che era già sottoposto all’obbligo di firma in relazione a un altro procedimento penale a suo carico. L’usuraio, infatti, avrebbe continuato a minacciare l’imprenditore e la sua famiglia in caso di mancati pagamenti.
A riprova di quanto sostenuto dall’imprenditore pometino, nel corso dell’arresto i Carabinieri hanno eseguito una perquisizione nell’appartamento dell’indagato, durante la quale sono stati sequestrati due preziosi orologi dell’importo complessivo di 15.000 euro di cui il 65enne non ha saputo fornire il documento di acquisto, telefoni cellulari e appunti contabili utili alle indagini. In attesa del processo, il 65enne è stato trasferito nel carcere di Cassino. L’indagine versa ancora nella fase delle indagini preliminari.