Un tatuaggio ha pregiudicato la sua carriera nelle Forze dell’Ordine. Ora l’ex poliziotta, dopo averlo rimosso, chiede giustizia, ma per se stessa. Lo fa appellandosi alla premier Giorgia Meloni, che già in passato si espresse sulla vicenda, dimostrandole solidarietà come donna ma soprattutto come lavoratrice. Arianna Virgolino, a distanza di oltre 3 anni e dopo aver rimosso il tatuaggio chiede ora di tornare in polizia, tutelata dalle istituzioni che rappresentava col suo lavoro.
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L’ex poliziotta: “Ho rimosso il tatuaggio, Meloni mi aiuti, se può”
Dopo essere rimbalzata su diverse testate, l’ex poliziotta per la Stradale di Guardamiglio (Lodi) non ha dimenticato l’endorsement di Meloni. Il 7 novembre 2019 la 34enne fu espulsa per un un tatuaggio sul polso. Stando alla sentenza del T.A.R. di Roma n.1073 del 2019, il tatuaggio costituisce infatti legittima causa di esclusione dalle procedure concorsuali per l’accesso ai ruoli della polizia di Stato. Lo stesso si può dire per l’assunzione di personale militare o, comunque, in divisa, quando le dimensioni o i contenuti dell’incisione sulla pelle possano essere considerati come elementi rivelatori di una “personalità abnorme”, ovvero quando il tatuaggio sia oggettivamente deturpante della figura o comunque incompatibile con il possesso della divisa. “Sono ancora incredula di come io possa aver vinto il ricorso al Tar a mani basse e dopo, al Consiglio di Stato, a distanza di un anno, perdere con un giudizio opposto”, scriveva sui suoi profili qualche settima fa Arianna.
L’ex poliziotta, espulsa, ha comunque deciso di attenersi alla normativa pur di rientrare tra le fila delle Forze dell’Ordine. Ha così eliminato il tatuaggio, ma non ha rinuciato ai suoi diritti, sperando nel reintegro. Per questo si è appellata nelle ultime ore alla premier Meloni. “Ora mi aiuti, se può”, ha chiesto alla presidente del consiglio.
La solidarietà di Giorgia Meloni nel 2020
Fu Giorgia Meloni in persona, nel 2020, a esporsi via social in favore dell’ex agente. “Lascia di stucco. Un poliziotto dovrebbe essere giudicato per le sue capacità professionali, per l’abnegazione e lo spirito di servizio”, scriveva la premier in un post, “Tutte doti che la giovane agente ha dimostrato di avere. Forza Arianna, siamo con te”. Oggi la 34enne lavora come receptionist, ma vorrebbe tornare al servizio del suo Paese. “Le chiedo di aiutarmi, di ascoltare le mie parole, di riprendere in mano la mia vicenda. Sono vittima di un’ingiustizia, una vicenda che ha stravolto la mia vita e quella della mia famiglia”, risponde l’ex poliziotta via social, “Ho sempre dimostrato di essere un poliziotto valido, in grado di fare al meglio il proprio lavoro”.