Dopo il primo caso di peste suina africana a Roma, la Regione Lazio ha pensato bene di contenere il virus con un’ordinanza ad hoc. Un documento che, di fatto, mette al centro dell’attenzione una zona ‘infetta’ provvisoria, una sorta di area rossa dove i cinghiali resteranno i sorvegliati speciali. Misure stringenti, territori da attenzionare perché l’obiettivo resta uno: contrastare la peste suina, che da Genova e dal Piemonte è sbarcata anche nella Capitale.
La zona ‘infetta’ nel Lazio per la peste suina africana
Nella zona rossa, come spiegano nell’ordinanza, si provvederà a una sorta di sorveglianza rafforzata dei cinghiali, al campionamento e alle analisi di eventuali carcasse. Fino al loro smaltimento in totale sicurezza. Quest’area rossa sarà indicata con dei cartelli, ma i cittadini avranno il divieto assoluto di dare cibo agli animali, di organizzare eventi e pic nic.
Zona rossa nel parco dell’Insugherata
Il Comune di Roma, dal canto suo, dovrà recintare i cassonetti, spesso stracolmi di rifiuti e ‘casa’ per i cinghiali, che ‘scorrazzano’ in città, dal centro alla periferia. Verranno, poi, fatti dei controlli sugli allevamenti di suini e animali che si trovano vicino al parco dell’Insugherata e verranno chiusi i varchi di accessi della zona infetta. Perché se è vero che con la peste suina non c’è nessun pericolo per l’uomo e il consumo delle carni, dall’altra è sempre bene intervenire. E farlo il prima possibile per contenere i casi sugli animali selvatici.
Le dichiarazioni della Coldiretti
L’ordinanza è stata ben accolta dalla Coldiretti, che ha premiato la tempestività della Regione Lazio.
“Erano necessari ed urgenti gli interventi di contenimento contro la diffusione della peste suina, che la Regione Lazio ha attuato con grande tempestività. Ora è di fondamentale importanza procedere con eradicazione degli ungulati fuori dalla zona rossa individuata dalle istituzioni”. Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri. “E’ evidente che bisogna intervenire con la massima urgenza – conclude Granieri – per contenere un’epidemia che rischia di dilagare, portando con sé una serie di problemi, che si ripercuotono inevitabilmente sul futuro delle aziende. Ecco perché è necessario procedere con l’eradicazione fuori dalla zona rossa individuata dall’ordinanza”.
L’allarme per i cinghiali nella provincia di Roma
Quello che spaventa è il numero dei cinghiali, che potrebbero risultare positivi al virus. “Nella provincia di Roma secondo una stima di Coldiretti Lazio – come si legge nella nota – si calcola la presenza di oltre 20 mila cinghiali per danni di oltre 2 milioni di euro. Gli ungulati oltre a distruggere i raccolti e spaventare i cittadini, rappresentano anche un danno economico concreto per le misure di contenimento della commercializzazione che scattano dopo l’accertamento del contagio. Sono invece circa cinquantamila i suini allevati nel Lazio a rischio per la peste suina africana (Psa) che è spesso letale per questi animali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani e nessun problema riguarda la carne”.