Mamme che protestano sui social perché le loro figlie pattinano al buio. “Le atlete della Omega pattinaggio si allenano pericolosamente al buio perché, come comunicato dalle allenatrici, la società Ostia Mare Calcio non consente l’illuminazione della pista”. Auto che illuminano la pista per consentire alle ragazzine di fare piroette e giri di campo senza cadere. Una situazione incredibile, quella che si registra a Ostia, nel complesso che ospita anche lo stadio Anco Marzio.
Lo stesso di quell’Ostiamare che ormai da un’anno gioca fuori lontano dai suoi tifosi – a porte chiuse o addirittura ospitato da altre società che mettono a disposizione il proprio campo – a causa della mancanza della certificazione per l’agibilità per il pubblico rilasciata dalla Commissione di Pubblico Spettacolo. Certificazione che, come abbiamo scoperto, era falsa. Il documento consegnato alla FIGC, infatti, aveva un numero di protocollo che in realtà faceva riferimento a un evento di moda che, all’epoca del rilascio della presunta certificazione, ancora non si era tenuto.
I contatori manomessi
Ma della storia delle tribune abbiamo parlato più volte. E ancora ne parleremo, per cercare di capire a chi è giovato tirare fuori tutta questa vicenda proprio nel momento della compravendita della società. Voci di corridoio, infatti, associano la cessione della squadra, con i relativi problemi, all’improvviso sblocco dei lavori nel cavalcavia proprio di fianco all’impianto sportivo. Chiacchiere, appunto. Ma si vedrà.
Tornando alla questione delle mamme, invece, a parlare sono le carte. E più precisamente le bollette. Prima di queste, gli ispettori della Plenitude, che casualmente sono arrivati per fare un’ispezione pochi giorni dopo che Roberto Di Paolo, attuale presidente dell’Ostiamare, aveva acquistato la società sportiva con relativo impianto.
“Mi hanno chiamato e mi hanno detto che i due contatori, che si trovano appena fuori alla struttura, erano stati manomessi in modo da fatturare meno consumo di energia elettrica. Un danno enorme per la società, che ovviamente voleva essere ripagata. I tecnici hanno appurato che la manomissione risaliva al 2017, anno in cui io non c’ero assolutamente. Questo, ovviamente, mi rende estraneo a ogni tipo di dolo. Eppure, nonostante questo, mi è stato spiegato che il danno deve essere pagato dall’Ostiamare, perché le bollette erano intestate alla società e non a una persona fisica. Quindi, se voglio che lo stadio e gli spogliatoi dei miei atleti continuino a essere illuminati, sono costretto a pagare quella che è una cosa fatta in maniera illecita da qualcuno che di certo non sono io”.
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Pattinaggio al buio
Ma Di Paolo non vuole continuare a passare per quello che paga per tutti. “Che sono buono lo hanno capito tutti. Ma non è che questo significa che tutti si possono approfittare di questo. La società di pattinaggio ha detto alle mamme che io ho tolto la luce, ma non ha spiegato i motivi. Non ha detto che prima che arrivassi io, quando il presidente era Lardone, era stata fatta questa “modifica” affinché pagassero molto meno di corrente. Quindi io ho parlato con chi gestisce il pattinaggio, prima di togliere la corrente. E ho detto: aiutami a pagare queste bollette, perché sono le vostre, non le mie. I conteggi si fermano a quando io sono arrivato. Gli ho detto di contattare Lardone e di farsi dare i soldi per saldare le bollette. Ma non ho avuto riscontro. Quindi non ho avuto scelta. Gratis non posso fare più niente: adesso devo pagare queste bollette”.
Bollette stratosferiche
Ma andiamo a vedere a quanto ammontano queste fatture che l’Enel ha contestato. “Innanzi tutto devo reputarmi pure fortunato. Se i contatori fossero stati all’interno della proprietà privata mi sarei preso pure una denuncia penale. Invece così me la cavo “solo” con queste maxi bollette. La prima è già arrivata e riguarda uno dei due contatori. L’importo è di poco inferiore a 20 mila euro, per l’esattezza di 19.936,90 euro. Ho chiesto una rateizzazione, ma dovrò comunque pagare in tempi stretti, perché a breve arriverà anche la fattura relativa all’altro contatore. L’importo sarà più o meno uguale, come mi hanno anticipato gli ispettori che hanno fatto i controlli. Sono stati gentili, hanno capito perfettamente la situazione e la mia buona fede. Io all’epoca della manomissione qui non c’ero e sono vittima come e più di loro. Così come è successo per la questione della certificazione. E, peggio ancora, per il fatto che non sono ancora riuscito a sanare gli abusi che c’erano già prima che io acquistassi. Questo nonostante in realtà – documenti alla mano – non fossero abusi, visto che c’erano le regolari domande per la realizzazione delle tribune, come lei stessa ha scritto”.
Si sente vittima di un complotto? “Non parlo di complotto. Ma sicuramente in tutta questa vicenda c’è qualcosa di poco chiaro. E non parlo del buio del campo di pattinaggio. Confido però nel fatto che si possa fare luce su tutta la vicenda. Spero che si faccia presto, perché lo meritano i ragazzi che giocano, le loro famiglie, i tifosi. E lo meritiamo anche noi che abbiamo investito tanto, non solo in denaro, ma anche in passione, in questa squadra. Per concludere, alle mamme dico che non devono prendersela con me. Chiedessero alla società di saldare il loro debito, o almeno di venirmi incontro in qualche modo. Far colpire il bersaglio sbagliato è una strategia che può funzionare all’inizio, ma appena si scopre la verità, poi non funziona più”.