Portare trasparenza e pulizia sulla questione arenili: è questo il compito programmatico che si sono dati il prefetto di Ostia Domenico Vulpiani e la sua commissione, subentrati dopo lo scioglimento per Mafia del X Municipio. La gestione delle spiagge, infatti, rimane uno dei grandi problemi aperti del litorale romano.
L’ondata di arresti e annessi processi degli ultimi due anni contro esponenti della famiglia malavitosa dei Fasciani ed una serie di imprenditori e dirigenti pubblici locali non ha risolto il nodo delle irregolarità delle concessioni balneari. Per questo motivo, secondo il M5S, che due mesi fa ha presentato una relazione al Senato circa la situazione di Ostia, la Mafia può ancora inserirsi facilmente nella gestione delle spiagge. il senatore Giarrusso, addirittura, sostiene che il tentativo di Ignazio Marino di spostare alcuni poteri sui lidi dal Municipio al Comune (che ha fatto prima di decadere), sarebbe stato la prova di un “amministrazione pesantemente infiltrata” che cercava di sottrarre ai commissari “la gestione dell’elemento fondamentale degli interessi mafiosi”.
Mafia o no, lunedì Vulpiani ha dato l’ok ad una serie di controlli su 71 stabilimenti balneari. A svolgere le operazioni di verifica sono gli uomini della capitaneria di porto, l’agenzia del demanio e i vigili urbani. Obiettivo: assicurarsi che non ci siano stati abusi legati ad illeciti edilizi o ampliamenti non concessi e autorizzati.
Una settimana prima tutto era cominciato con i due stabilimenti “Tibidabo” e “Lido”, i cui blitz erano stati realizzati dai vigili urbani del X Gruppo Mare. Il primo è stato sequestrato per la presenza di cemento abusivo e parti di arenile occupate senza permesso (“come se la spiaggia demaniale fosse un bene privato” ironizza la nota giornalista di Repubblica Federica Angeli).
Noto alle cronache giornalistiche era il lido accanto ad esso, il Marechiaro, dove l’ex commissario locale e assessore alla legalità di Roma Capitale, Alfonso Sabella, aveva avviato l’apertura di varchi per l’accesso libero al mare, combattendo “con le ruspe” chi negli ultimi anni ha trasformato il lungomare di Ostia in un lungomuro.
Per quanto riguarda il “Lido”, se si riscontreranno irregolarità lo si saprà nelle prossime settimane.
In uno degli ultimi controlli, poi, è finito lo stabilimento “Le Dune”, il cui titolare è l’ingegnere Renato Papagni, presidente di Federbalneari Italia (l’associazione dei concessionari di imprese balneari). Nel verbale dell’agenzia del demanio sono finite presunte pavimentazioni irregolari e una tettoia sporgente più del dovuto.“Provvederemo già da domani a rimuovere quanto ci hanno segnalato” ha subito dichiarato Papagni.
Il suo nome, però, è al centro dell’attenzione pubblica anche per una proposta lanciata l’altroieri (17 Novembre) tramite una lettera al prefetto, definita il primo passo di un piano di restyling del lungomare con “una visone moderna e di sviluppo turistico del litorale romano”. Si tratta dell’apertura di 4-5 accessi sul mare dal centro della città e dell’estensione del funzionamento degli impianti balneari a gran parte della giornata anche in inverno, concordando gli orari con l’Amministrazione locale.
Il 30 novembre, invece, arriverà il piano della Federbalneari per la ristrutturazione completa del lungomare da proporre poi alla commissione prefettizia.
Le iniziative di Papagni, tuttavia, non piacciono al PD, secondo cui tali progetti sarebbero “l’ennesimo trucco per coprire l’illegalità”. Per il senatore ed ex assessore ai trasporti di Roma, Stefano Esposito, si tratta infatti di un “maldestro tentativo di nascondere il fatto che il lungomuro è la più grande illegalità mai perpetrata sul litorale romano, di cui lui è sicuramente complice e probabilmente anche responsabile”. E attacca: “La situazione di illegalità presente sul litorale non può essere risolta con l’apertura di qualche varco deciso dagli stessi che quel mare lo hanno chiuso per anni”.
Per questo motivo i democratici chiedono a Vulpiani di respingere il piano e procedere con l’abbattimento del lungomuro. Su un eventuale intesa tra Papagni e il prefetto, assicurata dal primo, poi, Esposito aggiunge: “Ci aspettiamo che Vulpiani smentisca e che la linea della legalità venga praticata nel senso che era stato individuato dal sottoscritto e da Alfonso Sabella”.
Appena 10 giorni prima, infatti, lui stesso si era dichiarato contento del fatto che la linea del PD stava proseguendo sotto l’azione del prefetto, sostenendo: “La battaglia per la legalità a Ostia è sempre stato un obiettivo del PD. Abbiamo cominciato con le demolizioni, continuato con l’apertura dei varchi e le battaglie con la giustizia amministrativa. Noi a differenza del 5 Stelle i balneari che a Ostia l’hanno sempre fatta da padroni li combattiamo. Avevamo promesso la revoca delle concessioni e abbiamo gettato le basi perché questo avvenisse”.
Ieri, infine, il Sib e la Fiba (Sindacato italiano balneari e Federazione italiana imprese imprese balneari) si sono opposte in una nota congiunta al progetto della Federbalneari (il cui investimento è stato stimato intorno ai 40 milioni di euro) che sarebbe destinato ad un “fantasioso rinnovo delle concessioni”. Secondo il presidente regionale di Sib, Fabrizio Fumagalli, servirebbe soltanto una legge di riordino, mentre per il numero uno (sempre del Lazio) di Fiba bisogna si “migliorare il decoro delle spiagge, garantendo accessibilità e fruibilità anche nei mesi invernali”, ma realizzando un progetto largamente condiviso che valorizzi sopratutto le spiagge libere.
In tutto ciò, secondo la già citata Federica Angeli, il prefetto Vulpiani “non ha nessuna intenzione di chinare la testa. Chiamato a risolvere la complicata situazione di un municipio contaminato dalle mafie, laddove ci sono abusi edilizi…arriva con controlli e sequestri. Dunque funzionari irreprensibili e forze dell’ordine, con coraggio stanno attaccando una categoria, quella dei balneari, che per anni ha spadroneggiato su Ostia”.
Ostia: parla Andrea Schiavone
Ma è davvero così? Abbiamo chiesto ad Andrea Schiavone, presidente delle associazioni LabUr e Severiana, nonché del Comitato Civico 2013 e da quasi 40 anni abitante di Ostia, di farci chiarezza.
Prima di tutto circa la dialettica Papagni-PD ci dichiara: “E’ un litigio tra poteri forti: Papagni governa da anni il litorale romano ed ora che il PD non è più il suo interlocutore cerca di screditarlo…si concentra su piccoli abusi senza avere una visione globale che lo coinvolge”.
Tale ottica generale fa riferimento agli strumenti legislativi che sono mancati in questi anni ad Ostia. “Il problema è che da anni il litorale romano non si è mai dotato dello strumento del PUA (piano di utilizzazione degli arenili) e del SUA (strumento urbanistico per gli arenili) che assieme dovrebbero costituire il piano regolatore del litorale”. Ed inoltre: “La Regione Lazio ha recentemente impedito a tutti i Comuni costieri, compresa Roma, di dotarsi di PUA e SUA, finché non sarà lei stessa a dirigerle, creando un blocco che durerà per anni durante i quali tutto il procedimento rimarrà artificioso”.
“Quando c’è un meccanismo del genere –aggiunge– tutti giocano a fare finta che gli altri siano il nemico e loro siano i buoni. Nella vacatio di un piano regolatore tutti possono dire: la mia è la linea giusta”. Pertanto secondo lui in merito al litorale nulla è “tecnicamente illegale, perché Tutto è illegale”.
Altri problemi derivano poi dal fatto che “chi regola le concessioni balneari è il Codice della Navigazione e secondo l’articolo 46 di quest’ultimo si può far subentrare un terzo nella concessione” impedendo la totale regolarità. Ed in generale “senza trasparenza sugli enti appaltanti l’infiltrazione mafiosa è più semplice”.
La responsabilità del PD, poi, non sarebbe solo nel non aver dotato il litorale degli strumenti amministrativi necessari, ma anche nelle operazioni che ha fatto “in nome della legalità, che oggi sono tutte in mano alla procura”. Infatti:”Non si ristabilisce la legalità con le ruspe, bisogna solo fare chiarezza” e nulla dimostra la convinzione di tale affermazione più della seguente: “E’ impossibile abbattere il lungomuro, perché questo in numerosi punti è composto da bar e ristoranti”.
L’approccio amministrativo di Vulpiani sembra convincere di più Schiavone:“Si comporta come un padre di famiglia, cerca la mediazione. Penso che con questo metodo otterrà più risultati di quelli ottenuti con le prove di forza” anche se “deve ancora coinvolgere attivamente i cittadini”.
Su tutto questo, però, incombe l’udienza della Corte di Giustizia Europea del prossimo 3 Dicembre, in cui si discuterà della validità o meno della proroga fino al 2020 delle concessioni demaniali marittime.
“C’è il rischio che con la sentenza saltino tutte le concessioni balneari al 31 dicembre– commenta Schiavone- ma è l’unico modo per portare ordine”.
A questo punto la domanda sorge spontanea: Quando finiranno le irregolarità nella gestione delle spiagge di Ostia? E’ necessario intervenire sulle leggi o investire denaro pubblico?
La palla è ora in mano prima all’Europa e poi al governo del X Municipio e della Regione Lazio.
Giacomo Andreoli