Dopo la morte avvenuta ieri dell’infermiera Agnese, si aggrava la posizione del conducente del suv BMW coinvolto nell’incidente della via del Mare. Si parlerebbe infatti di duplice omicidio stradale, qualora le ipotesi venissero confermate al processo. La sua posizione infatti vacilla per numerose condizioni, a cominciare dalla sua positività alla cocaina nel momento del sinistro sulla famosa strada che collega il territorio di Ostia a Roma.
Incidente sulla via del Mare, la posizione del conducente della BMW
Secondo le prime ricostruzioni, il conducente del suv si sarebbe drogato pochi momenti prima dell’incidente. Un azzardo che sarebbe costato la vita a due persone, ovvero la madre e la figlia che viaggiavano pochi giorni fa a bordo di una Fiat Panda rossa. In quello scontro, infatti, hanno perso la vita Agnese Armanni e sua madre, Rita Breccolini. La signora Breccolini, come testimoniarono i soccorsi del 118, morì sul colpo dopo pochi minuti dal sinistro. L’infermiera Armanni, invece, prima di spirare lottò in ospedale per cinque giorni tra la vita e la morte.
L’accusa di omicidio stradale per l’incidente di Ostia Antica
Semmai venissero confermate le responsabilità oggettive dell’incidente al conducente della BMW, per lui si tratterebbe di un duplice omicidio stradale. Una situazione che va delineandosi dopo quasi una settimana dal fatale sinistro all’altezza di Ostia Antica/Le Saline, in un’evoluzione delle indagini dettata anche dal decesso della signora Agnese Armanni. Infatti, in un quadro già tragico di tutto questo incidente, la situazione dell’infermiera potrebbe portare pubblici ministeri e giudici a valutare un processo severo riguardo l’analisi di questo disastroso incidente.
Gli ultimi giorni di Agnese Armanni
La morte della signora Armanni potrebbe essere un punto da cui partire processualmente, mostrando l’extrema ratio che può causare una guida spericolata e soprattutto sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. L’infermiera venne estratta gravemente ferita dalle lamiere della propria Panda successivamente all’incidente, con la donna che in ospedale non è mai tornata cosciente fino alla definitiva analisi della morte celebrale.