Dal Congo, arriva finalmente la sentenza definitiva per la morte dell’ambasciatore Luca Attanasio. Il tribunale militare di Kinshasa ha stabilito la condanna all’ergastolo per i sei imputati all’interno dell’inchiesta, colpevoli di aver ordito in quel frangente un’azione paramilitare per uccidere il diplomatico europeo. Inoltre, per la morte di Attanasio, lo Stato Italiano verrà risarcito della cifra di 2 milioni di euro. Uno degli imputati, è stato condannato in contumacia.
Sei ergastoli per l’omicidio dell’ambasciatore Luca Attanasio
Il tribunale militare congolese ha stabilito come tutti gli imputati, poi condannati all’ergastolo, abbiano partecipato all’assalto paramilitare al convoglio PAM. Sul mezzo, quel giorno viaggiavano l’ambasciatore Attanasio, il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacc e l’autista Mustapha Milambo. Tutti e tre, durante l’agguato dei guerriglieri, vennero brutalmente giustiziati e uccisi. Una decisione che arriva più morbida in confronto alle ipotesi di qualche settimana fa, dove il procuratore di Kinshasa aveva chiesto addirittura la pena di morte per i sei imputati nell’assassinio del diplomatico.
Una pena di morte che, quest’ultima, era stata fortemente contestata dai familiari degli imputati. La vicenda, come sappiamo, era attesa anche dallo Stato Italiano, che attendeva di veder chiarite le dinamiche dell’uccisione del proprio diplomatico in terra congolese. Infatti, l’Italia in questo frangente aspettava delle risposte sullo spinoso caso di guerriglia, capendo anche quali margini di giustizia sarebbero arrivati all’interno del Paese africano. Da parte del Governo guidato da Giorgia Meloni, si erano mossi negli ultimi tempi anche i canali diplomatici tra i due Paesi, con recenti visite dei nostri ministri presso il Paese congolese. Oggi la sentenza legata alla morte di Luca Attanasio, porta finalmente la parola giustizia all’interno di una questione di rilevanza storica. Una scelta dei giudici che, inoltre, va di pari passo anche con quello che è lo stile giudiziario occidentale, che almeno in Europa ripugna la possibilità della pena di morte.
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