È stato chiesto ieri, nel corso dell’udienza preliminare, dal Pubblico ministero il rinvio a giudizio di Raul Esteban Calderon per omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. La pubblica accusa non ha dubbio circa il fatto che sia stato proprio Calderon che vestito da runner il 7 agosto del 2019 ha sparato in testa a Fabrizio Piscitelli mentre si trovava seduto sulla panchina nel parco degli Acquedotti. Prove a carico dell’indagato, secondo il pm, sarebbero “la bandana, il modo di camminare. Elementi indiscutibili”.
Pesanti prove a carico
Secondo l’accusa sarebbero diverse le prove a carico dell’indagato: il video del delitto di Diabolik, nel quale secondo gli inquirenti è ben visibile Calderon, ma anche le dichiarazioni dell’ex compagna e le intercettazioni a carico. Un caso sul quale è intervenuta anche la sorella di Piscitelli che ha precisato ad Adnkronos: “Come mio fratello possa essersi inserito in questo tessuto criminale così ramificato e tentacolare è una domanda a cui cerco disperatamente di darmi risposta. Se non si fosse perso e avesse conservato i principi familiari, tutte le sue scelte, anche le più intime, sarebbero state molto diverse. In uno dei nostri ultimi incontri era molto consapevole dei suoi disastri esistenziali. Comunque in questo processo è lui vittima di omicidio. Per questo merita giustizia”.
Calderon indagato anche per un altro omicidio
È anche un altro il delitto del quale l’argentino è accusato e cioè quello dell’albanese Selavdi Shehaj, detto Passerotto. In quest’ultimo caso, insieme a Enrico Bennato e Giuseppe Molisso il 20 settembre del 2020, sulla spiaggia di Torvaianica, con i volti coperti da mascherine e caschi integrali, all’altezza del chiosco Bora Bora, hanno esploso due colpi contro Shehaj. Imputazione della quale deve rispondere anche Molisso e sul quale il giudice dell’udienza preliminare deciderà, su entrambe le posizioni, il 5 dicembre.