Omicidio Diabolik. Stando a quella che è la difesa dell’unico imputato per l’omicidio aggravato dal metodo mafioso di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, ovvero Raul Esteban Calderon, ci sarebbero alcuni personaggi loschi e misteriosi che erano sera si aggiravano nei pressi del parco degli Acquedotti. Il fatto si evincerebbe anche dai video mostrati ieri nell’aula bunker di Rebibbia.
Il mistero dei due testimoni dell’omicidio Diabolik
L’avvocato Gian Domenico Caiazza, con parole riportate anche da il Messaggero, ha spiegato: ”Ci sono due persone che si alzano dalla panchina dove la vittima verrà uccisa, per lasciargli inspiegabilmente il posto. E un uomo che fa jogging (non quello che poi spara) che si avvicina a Piscitelli e inizia a parlargli. Questi personaggi sono stati identificati?” E poi c’è anche un punto nodale nel processo: una fasciatura bianca che ricopriva il polpaccio destro dell’uomo immortalato mentre fugge correndo, proprio il 7 agosto 2019, dopo aver sparato a freddo un colpo alla nuca dell’ex capo ultrà degli Irriducibili della Lazio. E ancora, in un secondo filmato passato in rassegna dalle indagini investigative, si vede chiaramente la medesima fasciatura sul polpaccio destro di un uomo che sfreccia via su uno scooter di cui però è passeggero, perché guidato da un altro uomo.
La fasciatura e il tatuaggio
In tutto questo, ricordiamo che l’imputato ha un tatuaggio proprio in quel punto della gamba, e tale elemento – insieme ad altri – sarebbe la dimostrazione, secondo la Procura, che è proprio lui il killer di Diabolik. Come ha spiegato l’ispettore della Squadra mobile Francesco Pippo: ”Sembra uno di quei bendaggi con trattamento emolliente applicati dopo essersi tatuati. L’uomo che ha sparato a Piscitelli e quello che è scappato in moto, non solo avevano la stessa fasciatura nello stesso punto dello stinco, ma indossavano lo stesso tipo di pantaloncini. Chi guidava lo scooter, invece, era più basso del passeggero, indossava una maglia che gli copriva gli avambracci (nonostante le alte temperature estive) e dei guanti bianchi aderenti, credo fossero in lattice. Entrambi portavano un casco, anche se non integrale. Un passante ci ha riferito che stava per essere investito da quello che io ritengo sia un cinquantino, probabilmente un Liberty”.
Le testimonianze della scientifica sul bossolo
In aula, successivamente, uno degli investigatori della scientifica ha aggiunto: ”Sul posto abbiamo trovato un bossolo 9X19 parabellum con il simbolo della Nato, riconducibile al munizionamento destinato all’armamento militare. Il bossolo presentava più impronte a freddo di espulsione, circa cinque, tutte riconducibili alla stessa classe di arma. Sembrerebbe da un esame visivo non ricaricato, aveva ancora la vernice che normalmente ricopre l’innesco dopo la fabbricazione e non presentava segni evidenti di ricaricamento. Ma può essere stato camerato e scamerato più volte senza essere esploso prima”.
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