Mazze, bastoni e un regolamento di conti: l’omicidio di Alexandru Ivan il 13 gennaio sarebbe l’esito sfortunato di un contenzioso di droga tra due clan rivali a Pantano. Proseguono le indagini su chi ha sparato, 5 le persone indagate, tra cui un 24enne già fermato dai carabinieri.
Ci sarebbe una pista precisa che giustificherebbe la morte di Alexandru Ivan, il 14enne ucciso a colpi di arma da fuoco nel parcheggio della fermata della metro C Pantano. Venerdì sera il ragazzo si trovava lì insieme a un gruppo di familiari, sopraggiunti volutamente nello spiazzo per un regolamento di conti. Una spedizione che non presagiva comunque un finale tranquillo: Alex si trovava lì in tarda notte con il patrigno, lo zio e la rispettiva compagna, e il nonno materna, armati di bastoni e mazze da baseball. Gli spari sarebbero partiti invece da un’auto arrivata dopo nel parcheggio, due i colpi fatali che avrebbero ferito a morte il ragazzino. I carabinieri della compagnia di Frascati stanno ricostruendo minuziosamente il movente della sparatoria, partendo da qualche ora prima, in un bar poco distante.
Contenzioso di droga tra due clan rivali: il movente dell’omicidio di Alexandru Ivan
Per comprendere le ragioni dell’omicidio bisogna partire a ritroso, poche ore prime, al bar Esse Cafè su via Casilina. Lì si trovavano venerdì 13 gennaio verso le 23 Alexandru col patrigno, anche lui di origine rumena. I militari della compagnia di Frascati sono riusciti a estrapolare dei girati dalle telecamere di videosorveglianza e accertare che in quel locale avvenne una discussione tra l’uomo e altre tre persone, quasi certamente per ragioni legate agli stupefacenti. Un quadro che gli inquirenti hanno confermato anche tramite gli esiti delle celle telefoniche e degli stub. C’è poi la testimonianza di Viorica Spinu, compagna del padre biologico di Alex. La donna avrebbe detto al Messaggero che “un ragazzino di 14 anni non può fare c*****e con la droga”.
La rissa sfocia in un omicidio: si cerca ancora l’arma del delitto
Ben presto il dissidio tra i due clan si è trasformato in un pretesto per un regolamento di conti, pensato appunto nel parcheggio della fermata Pantano, nel quadrante sud-est di Roma.
Alexandru in tarda notte si trovava lì col suo gruppo, intercettato poi da un’utilitaria chiara, da cui sono partiti diversi colpi di arma da fuoco. A bordo di quell’auto i carabinieri hanno riscontrato il 24enne che ora è accusato dell’omicidio del ragazzo. Sono cinque le persone indagate per il delitto al momento, tuttavia l’arma (ammesso ce ne sia una soltanto) non è stata ancora ritrovata e l’unica prova sulle modalità dell’omicidio sono i bossoli trovati a terra nel luogo della sparatoria. Stando alle ricostruzioni, il tutto dovrebbe essere avvenuto dopo le 2 di notte di sabato 14 gennaio, perché la prima chiamata ai soccorsi, effettuata dallo zio di Alex, risale alle 2.29 circa. “Chi ha sparato è fuggito”, avrebbe detto ai sanitari, tentando anche un massaggio cardiaco al 14enne. Per Alex però già non c’era speranza.
Il patrigno intanto, presente al momento della sparatoria, è stato nel frattempo ascoltato dai carabinieri, ma la sua versione non convince. Quanto al padre biologico, ascoltato anche lui dalle autorità, ha ammesso di non essere a conoscenza della doppia vita del ragazzo e di non sapere cosa ci facesse in tarda notte in un parcheggio, così come la madre, che per tutta la sera ha aspettato che il compagno, il padre e il 14enne rincasassero a casa. È dovuta scendere in strada per scoprire il corpo esanime del figlio, realizzando che non avrebbe mai più fatto ritorno.