Offese, spesso gravissime, contro Valentina Petrillo. L’atleta paralimpica, transgender, ormai da diverso tempo è vittima di scherno, soprattutto all’interno dei social network. Nonostante la vittoria del bronzo ai Mondiali di Parigi, per l’azzurra il clima d’odio non sembra mai essersi placato, rendendole di fatto la quotidianità invivibile. Per tutelarsi, la sportiva ha deciso di sporgere denuncia, insieme al proprio avvocato, verso tutti quegli haters che l’hanno offesa.
Le offese sul web contro Valentina Petrillo
Un clima d’odio contro l’atleta, colpevole per qualcuno solo “essere trasgender” e quindi meritevole dei peggiori insulti. Una realtà cui, la Petrillo, ha deciso di denunciare, col sostegno del proprio avvocato Giulio Cristofori. L’atleta, sulle pagine de Il Corriere della Sera – Bergamo ha deciso di raccontare questa situazione, senza non poche difficoltà.
Mi scrivono che devo essere buttata su un’isola deserta e lasciata morire come un cane – dice l’atleta -, mi chiamano Valentino o Fabrizio (il mio nome da maschio), mi accusano di non essere neppure stata in grado di vincere con le donne, mi ribadiscono che donna non sarò mai”.
Lo sconforto davanti ai violenti insulti ricevuti
Valentina Petrillo continua a raccontare la furia degli haters contro la sua persona: “Mi fa male ripetere gli insulti che ricevo — dice l’atleta che veste la maglia dell’Omero Bergamo, in cui già negli anni ’90 giocava a calcetto —. Salgo sul podio e, due minuti dopo, sono vittima di uno sciame di offese. È brutto essere accusata di ingiustizia sportiva quando seguo le regole, non fa bene all’integrazione dei disabili, non fa bene alla società”.
Una campagna d’odio dopo i Campionati Italiani Master ad Ancona
Ma quando è iniziata la campagna d’odio contro Valentina Petrillo? Lei risponde in questo modo: “Dopo i Campionati Italiani Master di Ancona, dove ho vinto. A far esplodere la violenza è stato il ‘Independent council on women’s sports’, con un video visualizzato da 28 mila commenti e 67 mila condivisioni”.