“Da oggi ci sarà l’Italia zona protetta, le misure già previste dal Dpcm dello scorso 8 marzo saranno valide sull’intero territorio nazionale”– era il 9 marzo di un anno fa e l’ex Premier Conte con una conferenza stampa aveva annunciato agli italiani che il virus stava correndo e che bisognava frenare quell’avanzata. Come? Chiudendosi in casa. “Le nostre abitudini vanno cambiate ora. Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia, e lo dobbiamo fare subito. Adotteremo misure più forti per contenere il più possibile l’avanzata del coronavirus e per tutelare la salute di tutti i cittadini”. E tutti gli italiani – mesi dopo mesi – i sacrifici li hanno fatti. Attività chiuse (molte lo sono ancora oggi), affetti lontani, una vita travolta e stravolta da un ignobile virus che è entrato silenziosamente e si è appropriato della normalità di sempre. Sorrisi nascosti dietro alle mascherine, regole per non contagiarsi impartite in ogni dove, migliaia e migliaia di studenti alle prese con la didattica a distanza. Tutti ancorati a quell’ “andrà tutto bene” che come un mantra ripetevamo a noi stessi, urlavamo a squarciagola dai balconi, convinti che presto l’incubo sarebbe finito. Ma oggi, a distanza di un anno, così non è. Non si canta più sui balconi e non ci sono gli striscioni appesi. E non perché qualcosa è cambiato, non perché il virus è stato sconfitto. Tutt’altro. Centomila i morti da inizio pandemia, i casi continuano ad aumentare, le terapie intensive e i posti letto in ospedale a riempirsi. Ma gli italiani hanno sempre meno fiducia e speranza, stanchi ed esasperati dalle continue chiusure, dai Dpcm che nei mesi si sono rincorsi, dai ristori insufficienti. Persi in mille domande senza risposte.
Un anno dal primo lockdown: cosa è cambiato oggi
E a un anno dalla prima serrata totale del Paese e da quel “siamo consapevoli di quanto sia difficile modificare le nostre abitudini”, oggi si ritorna a parlare di lockdown. A farlo non è più il premier Conte, ma il nuovo Presidente del Consiglio Mario Draghi. Cambiano i governi, si susseguono i decreti, ma la certezza pare essere sempre e solo una: bisogna restare a casa, limitare gli spostamenti. “Un anno fa tutta l’Italia in zona rossa, oggi l’emergenza è analoga” – ha dichiarato Draghi con un videomessaggio. Agli italiani viene chiesto ancora una volta di fare ognuno la propria parte perché la pandemia non è stata ancora sconfitta, ma le parole del Premier lasciano uno spiraglio di speranza perché: “con l’accelerazione del piano dei vaccini si intravede una via d’uscita non lontana“. Chissà se si vedrà presto la luce fuori dal tunnel e se quell’andrà tutto bene si tradurrà in fatti. Con l’augurio che si possa parlare del Coronavirus, del lockdown, delle attività chiuse e delle difficoltà. Ma solo declinando tutto al passato.