Arriva primo al concorso per il posto di Dirigente Medico Direttore (quello che tutti conosciamo come Primario) nel reparto di Ostetricia e Ginecologia ma a lui la ASL gli preferisce il secondo e poi il terzo in graduatoria, pur non avendone i requisiti.
Succede in provincia di Latina, a Formia, presso l’Ospedale “Dono Svizzero”.
Ma adesso, dopo tre anni di battaglie legali, il dottor Davide De Vita ha visto riconosciuti i suoi meriti. Il giudice Giudice del Tribunale del Lavoro Simona Marotta, infatti, ha emesso una sentenza che costringe la Asl a rivedere la propria decisione e ad assumere il medico primo classificato. E a risarcirlo del danno subito.
Soldi pubblici che potevano essere risparmiati se, sin dall’inizio, non ci si fosse intestarditi a voler assegnare l’incarico ad altri medici l’abito posto.
La storia
Ma vediamo cosa è successo. La Asl nel 2019 pubblica un avviso per il conferimento dell’incarico, che prevede nella valutazione curriculum e colloquio. Alla selezione partecipano 5 medici. A giugno di quell’anno la Commissione stila la graduatoria.
Al primo posto si piazza il dottor Davide De Vita con 85 punti. Segue il dottor Giuseppe Scioscia con 78,5 punti. Al terzo invece si trova la dottoressa Francesca Lippa, che ottiene un punteggio di 66,7. Il distacco tra De Vita e gli altri medici è notevole. Ma, nonostante questo, viene nominato Scioscia.
Ma il dottor Scioscia poco tempo dopo lascia per gravi motivi di salute. E, al suo posto, non viene chiamato De Vita, primo classificato. Bensì la terza, la dottoressa Lippa, nonostante i 18 e oltre punti di differenza nella graduatoria.
Il ricorso alla legge
Sia Scioscia che in seguito Lippa vengono nominati Dirigenti da Giorgio Casati, che all’epoca ricopriva il ruolo di Direttore Generale dell’Asl di Latina. De Vita, vedendo l’ingiustizia, decide di rivolgersi a un legale, l’avvocato Francesca Ammendola, e di chiedere giustizia attraverso il Tribunale del Lavoro. La Asl, infatti, non aveva mai risposto alle sue richieste di delucidazioni in merito alla mancata nomina del primo in graduatoria.
“Una scelta diversa che risulti il primo secondo la graduatoria stilata dalla commissione può avvenire soltanto se giustificata da un’analitica motivazione”, si leggerà in seguito sulla sentenza emessa dal Giudice Marotta.
La lotta in tribunale
Inizia una lotta in Tribunale per far riconoscere i diritti del primo classificato. La Asl tenta di difendersi, ma il dottor De Vita chiede il risarcimento danni per il mancato conferimento dell’incarico dirigenziale.
Nel caso della nomina del dott. Scioscia, il giudice ammette che “la motivazione con cui è stato designato appare analitica e rispondente ai criteri di buona fede e correttezza oltre che improntata ai principi di buona andamento ed efficienza della PA”. Il medico, infatti, eraaveva ricoperto l’incarico di Direttore facente funzione della UOC di Ostetricia e ginecologia presso l’ospedale di Fondi e questo ha inciso molto nella valutazione finale.
Ma non sembra essere lo stesso per la nomina della dottoressa Lippa. Per lei, infatti, viene contestato il fatto che, precedentemente, fosse sì dirigente medico, ma in un reparto di ortopedia e traumatologia e solo successivamente in uno di ginecologia. La sua esperienza, quindi, non poteva essere paragonabile a quella del dott. Scioscia.
La sentenza
La sentenza arriva già a giugno del 2022. Il Giudice Simona Marotta dà pienamente ragione al ricorrente, il primo classificato dottor De Vita. Non solo deve prendere il posto di Dirigente, ma deve anche essere risarcito del danno subito.
La legge, infatti, anche se prevede che non sia obbligatorio che il primo classificato ottenga il posto di dirigente, obbliga la motivazione analitica della scelta.
Quindi, nel primo caso, quello del dott. Scioscia, secondo il Giudice la scelta è stata legittima. Ma scegliendo poi la dottoressa Lippa, sempre secondo il Giudice, l’ex Dg della Asl ha commesso un errore. La nomina è infatti illegittima.
Il danno
Per il Giudice in questo modo si configura un danno verso il dottor De Vita, visto che “la motivazione resa dal direttore generale nel provvedimento di conferimento dell’incarico alla dr.ssa Lippa è del tutto scarna, generica, apparente oltre che in contrasto con le risultanze del curriculum, non indicando in alcun modo gli elementi idonei a valorizzare le superiori capacità della candidata preferita rispetto al ricorrente quale candidato avente miglior punteggio”.
Al termine della sentenza, il Giudice dichiara illegittima la delibera con cui è stata scelta la candidata, ordinando all’ASL di Latina di ripetere le operazioni di scelta. Al contempo, condanna la Asl a pagare i danni, accogliendo la richiesta del dott. De Vita. Si tratta della differenza degli stipendi tra quanto ha percepito in questi anni e quanto avrebbe preso se fosse stato nominato Primario.
In pratica, per tre anni la Asl di Latina si è ritrovata a pagare 2 primari, pur avendone solo 1, oltretutto illegittimo.
La nuova nomina
Ma il problema è la nuova nomina. A distanza di 3 mesi dalla sentenza, ancora non c’è stata la nuova nomina. Nonostante ci sia una sentenza esecutiva, la non Asl non ha ancora provveduto a rimuovere la dottoressa Lippa. “Tale rimozione doveva essere effettuata entro il 28 agosto”, afferma il dottor De Vita. E così la Asl, che deve pagare anche 7.000 euro di spese legali del ricorrente, continua a pagare la differenza degli stipendi, più lo stipendio della dirigente illegittima.
Asl che non ha fatto ricorso alla sentenza del Giudice, quindi ha accettato di procedere con quanto stabilito dal Tribunale del Lavoro. Quindi perché perdere tempo e soldi dei contribuenti?