Potrebbe sfociare nell’ennesimo caso di malasanità la storia del neonato morto all’ospedale Sandro Pertini, soprattutto dopo le dichiarazioni, rilasciante anche agli inquirenti, da parte della mamma del piccolo. La ragazza, 30enne, si sarebbe vista negata l’aiuto dei sanitari, in particolare delle infermiere, dopo il parto, dovendo badare al bambino stremata. Dai racconti della donna, una tragedia che si sarebbe potuta evitare con un minimo di buon senso.
Neonato morto al Pertini: ennesimo caso di malasanità?
La notte dell’8 gennaio, la ragazza stremata nelle forze dal parto, si addormenta insieme al proprio bambino. Fatalità vuole che il suo peso, durante il sonno, schiacci e soffochi il bebè. Una tragedia che non rende la donna un’assassina, ma che al contrario è la fotografia di un sistema sanitario che all’interno della Regione Lazio non funziona. La stessa ragazza dice: “Non ricordo di aver mai firmato un modulo in ospedale per il rooming in”.
Per rooming in, s’intende quella possibilità di tenere il bambino, a patto che ci siano le condizioni sanitarie, all’interno della stanza della propria mamma sia la notte che il giorno. Un possibilità, che almeno a detta della ragazza, lei stessa non ha mai richiesto e tanto mai firmato nulla in questo senso con l’ospedale Pertini. Un punto cardine su cui fa leva anche la difesa della stessa ragazza, seguita dall’avvocato Alessandro Palombi.
L’azione legale dell’avvocato Alessandro Palombi, il legale della mamma
Il legale sta raccogliendo dati per spargere una denuncia riguardo al tragico episodio, in un passo che potrebbe essere già svolto nei primi giorni della prossima settimana. Al momento, la Procura sta indagando per omicidio colposo, per ora solo contro ignoti. La mamma mostra disperazione riguardo il tragico epilogo del proprio bebè, raccontando: “Non ho chiesto aiuto più volte solo io alle infermiere, affinché visto quanto ero stanca, si prendessero cura del piccolo nella nursery, ma anche le mie tre compagne di stanza hanno fatto lo stesso per il bene dei loro bimbi. Ma la risposta è stata sempre la stessa: non è possibile. Una ha perfino subìto un rimbrotto da una operatrice solo perché mi aveva tenuto il bimbo mentre andavo in bagno”.
Una testimonianza rafforzata anche dalla testimonianza della nonna del bebè: “Io l’ho visto una volta sola per pochi minuti, ho rimproverato le infermiere perché quando ho partorito io, i bambini venivano tenuti sempre al nido e consegnati alle madri solo per poco tempo, proprio perché le puerpere sono distrutte dalla fatica dopo il travaglio”.
Neonato morto al Pertini, l’infermiera: ”Ho fatto tutto quello che dovevo”