‘Ndrangheta ad Anzio e Nettuno, e non solo. Erano state ben 65 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP presso il tribunale nei confronti di altrettante persone: nel dettaglio, 39 di loro in carcere, 26 agli arresti domiciliari. Le indagini e gli arresti che ne sono conseguiti, hanno dimostrato, ancora, una volta, la massiccia presenza infiltrazioni mafiose in tutto il nostro territorio.
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Tutti soggetti indiziati a vario titolo per associazione mafiosa (art. 416bis c.p.), associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso (art. 74 D.P.R. 309/90 e 416 bis 1 c.p.), cessione e detenzione ai fini di spaccio (art. 73 D.P.R. 309/90), estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco (artt. 110, 629 c.p. e 2 e 7 L. 895/67 e 416bis 1 c.p.), fittizia intestazione di beni (artt. 110, 512bis, 416bis 1 c.p.) e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato dal metodo mafioso (artt. 110, 452 quaterdecies e 416bis 1 c.p.). Insomma, un bel carico sul groppone: tra questi, ci sono anche due militari appartenenti all’Arma dei Carabinieri colpevoli di aver svelato dei segreti d’ufficio per favorire l’associazione criminale, ormai sempre più attiva ad Anzio e Nettuno.
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La Regione Lazio parte civile nel processo
Dopo quegli arresti del febbraio scorso, tutti associati, a quanto pare, alle ‘ndrine di Santa Cristina d’Aspromonte e di Guardavalle che puntavano a ‘colonizzare’ il litorale romano, la Regione Lazio si è costituita parte civile nel processo sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta ad Anzio e Nettuno che, come abbiamo anticipato, vede imputate oltre sessanta persone accusate anche di associazione a delinquere di stampo mafioso. Proprio nell’udienza di oggi, a Piazzale Clodio, il gup ha accolto anche alle richieste di costituzione di parte civile presentate dall’associazione nazionale per la lotta contro le illegalità e le mafie ‘Antonino Caponnetto’ e dall’associazione ‘Asso Vittime-Criminalità’.
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