Operazione Planning. Associazione mafiosa, concorso esterno, associazione per delinquere, impiego di denaro di provenienza illecita, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori. Sono questi i reati per i quali si sta procedendo in queste ore con le misure cautelari nei riguardi di 12 persone (8 in carcere e 4 agli arresti domiciliari). Tutti i reati, poi, sono aggravati dalle modalità mafiose con i quali venivano perpetrati.
Operazione Planning: gli arresti di oggi
Tra le 12 persone arrestate nell’ambito dell’operazione c’è anche l’ex consigliere comunale di Reggio Calabria Domenico Giovanni Suraci, di 54 anni, detto “Dominique”. A suo carico il gip Antonino Foti ha disposto la custodia cautelare in carcere, così come per gli imprenditori Francesco Armeni, di 68 anni, Andrea Chilà, di 57, Domenico Gallo, di 66, Giampiero Gangemi, di 53, Sergio Gangemi, di 48, Fortunato Martino, di 59, e Antonino Mordà, di 53.
Gli arresti domiciliari sono stati disposti, invece, per gli imprenditori Gaetano Coppola, di 83 anni, Roberto Di Giambattista, di 65, Vincenzo Lo Giudice, di 60, e Giuseppe Antonio Milasi, di 53.
I Gangemi a Latina
Per quanto riguarda la provincia di Latina, figurano tra gli arrestati, figurano anche i fratelli Giampiero e Sergio Gangemi, 53 e 48 anni. Come noto, entrambi sono stati coinvolti in un processo per estorsione con all’aggravante mafiosa ai danni di due imprenditori di Torvajanica e Aprilia.
Leggi anche: Latina, operazione “Gerione”: sequestro di oltre 10 milioni di euro a un pregiudicato vicino alla ‘ndrangheta
Le operazioni e le indagini
Un’operazione vasta e complessa, messa in atto dalla Direzione Investigativa Antimafia e dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri.
Sequestro di aziende e beni immobiliari
Contestualmente – in Lombardia, Abruzzo, Lazio e Calabria – D.I.A e Finanzieri stanno dando esecuzione al sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente di 28 imprese, di cui 1 con sede legale in Slovenia ed 1 con sede legale in Romania. Oltre a ciò, confisca e sequestro di 27 unità immobiliari, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 32 milioni di Euro.
L’operazione costituisce l’esito di un’articolata indagine condotta dalla D.I.A. e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria che ha consentito di disvelare interessi e relazioni economiche sussistenti tra alcuni imprenditori e cosche di ‘ndrangheta della città di Reggio Calabria.
Imprenditori legati alla ‘ndrangheta
Nello specifico, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, sarebbero stati acquisiti elementi attestanti l’esistenza di un’associazione a delinquere legata ad imprenditori attivi nel settore edile e della grande distribuzione alimentare – alcuni di questi già coinvolti in indagini penali o destinatari di misure di prevenzione.
Gli imprenditori incriminati, dunque, avrebbero stretto una pluralità di accordi con famiglie di ‘ndrangheta, agevolandone di conseguenza anche l’infiltrazione in quei settori attraverso la compartecipazione occulta di loro esponenti alle iniziative economiche, gestite ed organizzate per il tramite di imprese fittiziamente intestate a terzi. Detto in altri termini: mediante l’affidamento di numerosi servizi e forniture a imprenditori esponenti e facenti parte dell’associazione criminale.
Profitti occultati e ”agevolazioni” illecite
Successivamente, parte dei profitti così accumulati sarebbe stata trasferita in maniera occulta, attraverso fittizie operazioni commerciali e fittizi rapporti giuridici, al fine di dirottare la liquidità verso i titolari effettivi delle operazioni economiche, incluse le cosche di ‘ndrangheta. Parallelamente, le cosche avrebbero agevolato l’espansione delle iniziative imprenditoriali sul territorio, a discapito dei concorrenti, tutelandone gli interessi anche con l’esercizio della forza intimidatoria, il tipico modus operandi che ne contraddistingue la provenienza.
La cosa De Stefano, ma non solo
Le indagini, durate 2 anni, hanno avuto ad oggetto illeciti commessi dal 2011 al 2021 e sono state integrate e riscontrate da plurime e convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, formatesi autonomamente e in tempi diversi.
Peraltro, le investigazioni – allo stato del procedimento e impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – avrebbero consentito di svelare ulteriori ipotesi di impiego di denaro o beni o utilità di provenienza illecita e autoriciclaggio che coinvolgono la provincia di Pescara, ove taluni indagati avrebbero sostenuto, con proventi derivanti dall’attività criminale, un investimento finalizzato all’avviamento e alla gestione di due supermercati.
Il video delle operazioni
Le indagini, inoltre, hanno dimostrato chiaramente che gli imprenditori reggini coinvolti nell’iniziativa economica sviluppata in tale area sarebbero accumunati da rapporti di stretta solidarietà criminale con la cosca De Stefano, sebbene questo pare non sia l’unico tratto collusivo con la ‘ndrangheta reggina.