Non ce l’ha fatta a vincere la sua partita più grande Sinisa Mihajlovic, che da anni combatteva con la propria malattia: la leucemia. Da giorni era ricoverato in ospedale, dopo che qualche mese aveva avuto la notizia che il proprio male è tornato a presentare attraverso alcuni controlli medici di routine. La redazione del “Il Corriere della Città” si stringe attorno alla famiglia dello storico giocatore e capitano biancoceleste, porgendo le più sentite condoglianze.
La morte di Sinisa Mihajlovic
Una notizia che nessun tifoso calcistico avrebbe mai voluto leggere, perché mister Sinisa rappresentava quel “calcio Anni ’90” che aveva fatto innamorare tantissimi ragazzi sugli spalti degli stadi. Tra un sinistro elegantissimo e un’innata grinta sportiva, in anni di carriera tutti si erano innamorati del tecnico serbo. Lo hanno fatto nei cinque anni di Lazio, quando le persone sono letteralmente impazzite con quelle sue punizioni imparabili calciate col piede sinistro.
Poi l’Inter, ma soprattutto la magica panchina del Bologna, cui ogni tifoso ha bonariamente tifato. E’ stato il mister che aveva fatto rivenire voglia di Europa a una grande piazza come la città bolognese, in un obiettivo che manca da quelle parti dai tempi in cui la maglia rosso-blu era vestita da altre due leggende del calcio italiano: Roberto Baggio e Beppe Signori, questo altro ex storico capitano biancoceleste. Sinisa, così come lo era in campo, ha affrontato la malattia con la sua grande grinta, tenendo la panchina bolognese nonostante i gravi problemi di salute causati dalla leucemia.
Due settimane fa, l’ultima foto di Mihajlovic. Per un amante del calcio, forse la più bella. Quella dove a sorpresa era andato a salutare l’amato allenatore durante il periodo da giocatore, Zdeněk Zeman. Un riferimento per mister Sinisa, oltre che essere colui che lo volle fortemente alla Lazio nel 1998. Un immenso abbraccio tra i due, quasi simbolico e che aveva riscaldato il cuore dei nostalgici di un calcio che purtroppo oggi, anche per questo lutto, non c’è più.