L’indagine sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini non sarà riaperta. La Procura di Roma ha rigettato infatti l’istanza con cui a marzo 2023 si chiedeva di riaprire il caso sulla morte dell’intellettuale, avvenuta il 2 novembre 1975 a Ostia. Secondo il pm, Francesco Minisci, gli spunti che sarebbero emersi alla luce delle “imponenti attività di indagine non sono idonei a consentire l’attivazione della procedura di riapertura delle indagini”. Un mistero su cui, a distanza di quasi 50 anni, rimangono ancora molti interrogativi.
La Procura non riaprirà le indagini sulla morte di Pasolini: le motivazioni
È stato l’avvocato Stefano Maccioni a chiedere a marzo di poter svolgere ulteriori accertamenti. La richiesta, avanzata su desiderio del regista David Grieco e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti, non ha trovato però parere favorevole dalla Procura di Roma. Agli atti si legge che alcuni elementi non sarebbero “focalizzati sull’omicidio ma riguardanti episodi di contorni”, che la Procura ha perciò ritenuto non salienti per riaprire le indagini. Dettagli che non aiuterebbero a sciogliere i nodi insoluti dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini, ma che si limiterebbero a riproporre scenari già visti, che non aggiungerebbero nulla di nuovo per fornire un corso diverso delle indagini. “Non appaiono utili ad aggiungere altri elementi alla mole e alla completezza delle indagini”, si legge chiaramente.
Omicidio Pasolini. L’Avv. Maccioni: “Una sconfitta per chi crede ancora nella giustizia”
Non ci saranno sviluppi sulla morte di Pasolini, né tantomeno saranno indagati elementi su cui oggi pone l’attenzione l’avvocato Maccioni. Perché, chiede il legale, non fu audito per esempio Maurizio Abbatino sul suo coinvolgimento al furto della pizza di Salò, come dichiarato anche dalla Commissione parlamentare antimafia? Allo stesso modo, sono tre i campioni di Dna trovati sulla scena del crimine, che non saranno però frutto di ulteriori approfondimenti della scientifica. Non si andrà a fondo nemmeno sul movente dell’omicidio, e non sarà valutato il fascicolo che il Dis aveva su Pier Paolo Pasolini.
“È evidente che Giuseppe Pelosi non si possa considerare l’unico responsabile dell’omicidio”, è intervenuto l’avvocato Maccioni, “In questo modo si rinuncia a svolgere indagini, ritenendo quelle svolte dal 2010 al 2015 insufficienti. È una sconfitta per chi crede che il nostro Stato debba garantire giustizia”. Il legale ha inoltre invitato alla coscienza collettiva. “Chi sa parli, non accetteremo mai di rinunciare alla verità”.