Salvatore Buzzi, il cosiddetto “ras delle cooperative romane”, deve restare in carcere. A deciderlo, oggi martedì 12 novembre 2019, la Corte d’Appello di Roma che ha rigettato l’istanza avanzata nei giorni scorsi dai difensori – dopo la sentenza della Corte di Cassazione che ha fatto cadere nei confronti di Buzzi l’accusa di mafia. Infatti, secondo la sentenza del 22 ottobre scorso, presieduta da Giorgio Fidelbo, non fu mafia quella del “Mondo di mezzo“.
I difensori di Salvatore Buzzi avevano chiesto per il loro assistito i domiciliari. Richiesta che è stata respinta. Salvatore Buzzi, infatti, dovrà restare in carcere, a Tolmezzo, vicino Udine.
Così hanno commentato i difensori di Buzzi, gli avvocati Alessandro Diddi e Piergerardo Santoro, dopo il rigetto dell’istanza di scarcerazione: “la motivazione del rigetto è che Buzzi potrebbe reiterare la corruzione con la nuova classe dirigente. Evidentemente la Corte d’Appello ritiene incredibilmente che la nuova classe politica possa farsi corrompere, essendo la corruzione un tipico reato bilaterale”.