Ha inscenato un gesto dimostrativo nella sua cella ma qualcosa improvvisamente è andato storto. Il cappio gli è sfuggito di mano e l’uomo ha rischiato di morire strangolato. La vicenda.
Momenti drammatici nella giornata di ieri in una delle strutture penitenziarie del Lazio. Un detenuto, per motivi tuttora in fase di accertamento, ha inscenato un gesto dimostrativo di protesta: dopo essersi barricato all’interno della sua cella ha minacciato il suicidio. Ma il cappio che aveva realizzato con un lenzuolo gli è sfuggito di mano e la situazione è precipitata.
Detenuto salvato nel carcere di Viterbo dalla Polizia Penitenziaria
L’allarme è scattato attorno alle 22.00 di martedì 2 aprile 2024. L’uomo, un detenuto di origine maghrebina, ha messo in atto un barricamento all’interno della sua cella in un’iniziativa di protesta. Lo straniero ha minacciato quindi di impiccarsi alla finestra: purtroppo però al detenuto è sfuggito il controllo del cappio fatto con le lenzuola che gli si è serrato attorno al collo. Rischiando di strangolarlo.
Fortunatamente per lui gli agenti della Penitenziaria, non senza difficoltà, sono riusciti a forzare il cancello e, sostenendo di peso dell’uomo per impedirgli il soffocamento, sono riusciti a liberarlo prima che fosse troppo tardi. Un salvataggio in extremis dunque, reso possibile grazie alla prontezza dei poliziotti che hanno impedito all’uomo di togliersi la vita.
Soddisfazione dal Sindacato SAPPE
Il SAPPE, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, ha espresso “un vivo apprezzamento al prezioso operato degli agenti della Casa Circondariale di Viterbo, grazie ai quali è stata impedita una nuova tragica morte in carcere”. A parlare è il Segretario Generale Donato Capece che però aggiunge: “Torniamo ancora una volta a denunciare la mancanza di operatori sanitari, psicologici e psichiatrici e ribadiamo la necessità di concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare alle carceri laziali”.
“Questa è la Polizia Penitenziaria, pronta ad agire con gli altri operatori e con gli stessi detenuti per tutelare la vita dei ristretti. Il dato oggettivo è che la scelta di togliersi la vita è sicuramente originata da uno stato psicologico di disagio. Il sindacalista rileva infine come “l’ennesimo tentato suicidio di una persona detenuta, sventato in tempo dalla professionalità ed attenzione dei poliziotti, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 175mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.