Roma è conosciuta al mondo per tanti motivi: dalla cultura alla storia, passando per i mercati storici. Di mercati nella Capitale ce ne sono davvero tanti, frequentati da residenti e turisti, aiutano a ricordare i gesti dei romani, permettono di vivere una realtà fieramente distante da quella dei grandi magazzini.
L’industrializzazione però spesso non aiuta a tener in vita questo tipo di realtà: ma i commercianti non si danno per vinti. Esempio di queste lotte sono i lavoratori di via Monte Sirino. Siamo nel Mercato del Tufello: un mercato storico nel quartiere, costruito negli anni ’50, tutt’oggi in vita (nonostante). Noi del Corriere della Città abbiamo parlato con Simona, una giovane mamma che lavora all’interno del Mercato da ben 13 anni e che, anche lei, lotta per non andar via di lì.
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Mercato Tufello: il peso delle saracinesche abbassate
«Sono 13 anni che lavoro nel Mercato del Tufello, prima avevo un banco di abbigliamento, poi ho aperto un negozio d’estetica, sempre lì nel mercato, faccio manicure e pedicure» ci racconta Simona. «Da quando sono lì però ho notato che le cose, con il passare degli anni, andavano sempre peggio: pian piano i banchi chiudevano – chi perché andava in pensione, chi per altri motivi – e poi sono arrivati i centri commerciali, i supermercati e oggi ci troviamo in una situazione di stallo».
All’interno del Mercato del Tufello ci sono circa 70 banchi attualmente però una dozzina hanno le serrande abbassate – considerando poi che qualche commerciante possiede, per un’unica attività, anche 2 banchi – in totale ci sono circa 50 attività aperte.
Il Coronavirus ha interessato anche i mercati: «A dir la verità nel primo lockdown la situazione non era neppure così male, la gente era costretta a muoversi solo vicino casa e il mercato sembrava aver ripreso quella considerazione che merita. Adesso però, dopo i vari periodi di chiusura e il lento rientro alla normalità stiamo accusando nuovamente i colpi». La pandemia, però, non è l’aspetto che più ha danneggiato il Mercato del Tufello bensì il problema è l’accumularsi di una dimenticanza che, nel corso degli anni, si è fatta più pesante.
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La riqualifica Mercato del Tufello: la proposta
«A livello strutturale il Mercato non è chissà quanto danneggiato, ci sarebbe da sistemare il fuori, rimuovere o sostituire le plance arrugginite sul muro esterno ma non servono interventi costosi. Il problema sono le serrande chiuse, che scoraggiano noi lavoratori ma anche le persone ad entrare; sommata alla difficoltà nel vendere o lasciar acquistare i banchi la situazione sta diventando pesante». Proprio Simona, assieme ad altri commercianti, ha più volte scritto alla Sindaca – che in teoria si è sempre mostrata interessata ai piccoli lavoratori – però, nella pratica, lei non ha mai ricevuto una risposta in merito. Allora si è rivolta al suo Municipio, il III guidato da Giovanni Caudo, dal quale ha ricevuto sì una risposta ma ancora nulla di concreto.
«A gennaio abbiamo creato una petizione online per intitolare il Mercato “Gigi Proietti” e per riqualificarlo: dopo le 500 firme dei residenti abbiamo mandato il tutto al Municipio. Loro si sono confrontati in una riunione online, alla quale io e altri abbiamo partecipato, e alla fine hanno approvato sia la riqualifica che il nuovo nome. Siamo arrivati a maggio però e nulla è ancora cambiato». Simona ci spiega che – nonostante Caudo sia molto presente per il quartiere e per i commercianti del mercato – il Municipio sta aspettando fondi e che fin quando non arriveranno non si possono attivare realmente. Tuttavia Simona, che parla a nome dei commercianti, ci spiega che «basterebbe anche che si iniziasse con le piccole cose, dei murales sull’esterno del mercato, la rimozione delle plance arrugginite. Insomma, dei passi che ci facciano capire che qualcosa si sta muovendo».
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Mercato del Tufello: «ci hanno dimenticato, abbiamo paura»
I lavoratori che possiedono i banchi nel Mercato del Tufello, si sono attivati come potevano «abbiamo iniziato ad offrire promozioni: il giovedì molti offrono il 10% di sconto a fronte di una spesa minima, altri se spendi almeno 15 euro ti regalano una bottiglia di vino, io ho una promozione sulla manicure così anche il negozio di parrucchieri. Settimana prossima faremo una riunione per proporre delle degustazioni: ma non possiamo fare tutto da soli». All’interno del Mercato del Tufello non sono presenti solo negozi alimentari, lì c’è tutto: ci sono calzolai, parrucchieri, centri estetici, negozi d’abbigliamento, pescherie. Simona ha aperto anche una pagina Facebook dove quotidianamente pubblica le foto dei lavoratori «Io faccio spesso le foto ai banchi, l’altro giorno ne ho scattata una ad un ragazzo che da circa 4 anni ha aperto una lavanderia, in molti hanno commentato dicendo che non avevano idea ce ne fosse una all’interno – ci sono persone anche del quartiere che da anni non vanno in un mercato. Io pubblico le foto dei vari negozi perché l’obiettivo comune è quello di portare gente nel mercato, non nel mio negozio o in un altro specifico, semplicemente all’interno; poi una cosa tira l’altra».
Le abitudini delle persone sono cambiate, il peso delle saracinesche però si sente «il mercato è tetro e lo sentiamo noi lavoratori, capiamo anche le persone». Nonostante il Municipio abbia approvato la riqualifica, però, Simona come tanti altri lavoratori ha una grande paura: quella della campagna elettorale. «Potrebbe cambiare tutto, arrivare un altro Presidente del Municipio che, non avendo nessun lavoro già iniziato qui al Mercato potrebbe dare priorità ad altro e farci finire di nuovo infondo alla lista».
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«Settimana prossima faremo una nuova riunione con Gaudo e speriamo che, seppur i fondi non siano arrivati, qualcosa si cominci a fare. C’è una piazza bellissima qui fuori, dove potrebbero mettere dei banchi e non solo alimentari: si potrebbero vendere le caramelle per i più piccoli ma anche oggettistica e antiquariato. Ci sono tante cose che il Municipio potrebbe fare e non solo per noi del mercato ma per l’intero quartiere».
La paura di Simona è quella che condividono tanti altri commercianti, soprattutto in questo periodo, ed è la paura d’essere dimenticati, di restare infondo alla lista e arrivare a fine mese con un incasso irrisorio che porta un’intera famiglia sul filo del rasoio. Se davvero le priorità, a detta di ogni campagna elettorale, sono i commercianti allora ci rivolgiamo direttamente alle Istituzioni e gli chiediamo non solo di non dimenticarsi più di loro, ma anche di mostrarglielo.