Sono davvero tanti i dubbi sollevai dai genitori di Matteo Pietrosanti, il ragazzo di soli 15 anni deceduto a causa di un malore il 3 marzo dell’anno scorso: il ragazzo si stava allenando insieme ai compagni di squadra su un campo di calcio a Priverno. Dubbi importanti, atroci per una famiglia che ha subito una così grave perdita: soccorsi medici non adeguati, un defibrillatore non a norma, visite mediche carenti rispetto ai parametri normalmente richiesti.
Morte Matteo Pietrosanti, la procura vuole archiviare
Per tale ragione, infatti, i genitori di Matteo Pietrosanti, proprio nella giornata di ieri, durante l’udienza preliminare svoltasi davanti al gup del tribunale di Latina, si sono opposti alla richiesta di archiviazione del fascicolo del pubblico ministero, fascicolo che era stato aperto all’indomani della morte del ragazzo. Al suo interno si ipotizzava un omicidio colposo a carico di ignoti. In quel tremendo e drammatico pomeriggio, il giovane Matteo si era accasciato a terra nello stadio “D’Annibale”, ex San Lorenzo, a Priverno davanti agli occhi increduli e straziati della madre che stava guardando gli allenamenti.
I genitori di Matteo chiedono nuove indagini: troppi dubbi sul caso
Subito dopo, ci si era mobilitati per cercare di salvarlo: ma a nulla erano valsi i tentativi di rianimazione effettuati prima che arrivasse il mezzo del 118. Gli operatori sanitari avevano tentato il tutto per tutto, ma senza riuscirvi. Per il 15enne non c’è stato nulla da fare. Dopo poco più di un anno, è arrivata, dunque, la richiesta di archiviazione dopo le indagini. Ma gli avvocati dei genitori hanno depositato una memoria attraverso la quale chiedono che vengano disposte delle indagini suppletive sul caso. Nell’istanza quello che si sottolinea, principalmente, è che ”qualora il minore fosse stato sottoposto ad una visita completa, come prescritto per il tipo di prestazione sportiva richiesta, avrebbe potuto accertare le condizioni ostative al compimento di sforzi agonistici. Richiamando quanto certificato dai consulenti medici dello stesso pm i comportamenti dei sanitari che hanno rilasciato l’idoneità sportiva al minore sono da considerare censurabili. Un soggetto con obesità di classe 1 e una familiarità per cardiopatia rendeva necessarie valutazioni cliniche e strumentali più accurate”. (Il Messaggero)
L’istanza presentata: le cose che non tornano
Tra le altre cose, inoltre, all’interno della memoria, si sottolinea anche il mancato impiego di un defibrillatore adeguato nell’immediatezza, quando il giovane aveva perso i sensi, chiedendo che vengano disposte specifiche indagini in capo alla società sportiva sul possesso del dispositivo per legge. Infine: ”Non appare approfondita la condotta degli operanti del 118, i quali si sono recati sul posto con personale solamente infermieristico e senza portare con sé, come previsto, un medico a bordo. Il dispositivo asseritamente usato dagli operatori dell’Ares 118 per effettuare i tentativi di rianimazione avrebbe dovuto essere sottoposto a verifiche, essendo il defibrillatore munito di una scatola nera, che consente di verificare quanto registrato dal macchinario durante le operazioni di soccorso. Infine era stato chiesto l’intervento di un eliambulanza, ma non è stata data al velivolo l’autorizzazione ad atterrare in campo”.
Matteo Pietrosanti, il 15enne morto in campo durante l’allenamento: la procura apre un’inchiesta