Quella mattina eravamo impazienti. Abbonati da cinque anni in Curva Sud. Avevamo 18 anni. Più o meno. Impazienti quella mattina. Con la partita che iniziava alle 15:30, con un sole già caldo alle 10:00. E noi già pronti ad andare.
Impazienti di vederlo per la prima volta dal vivo.
Non era stata una grande annata per la Roma. E neanche per il Napoli. Si lottava a stento per un piazzamento in Coppa Uefa, appaiate al settimo posto. Due squadre in ricostruzione. Ma noi quel giorno eravamo lì per lui. Per Diego.
Della partita ho un vago ricordo, pareggio 1-1, ma il ricordo più forte fu quella discesa di quel numero dieci pieno di capelli e che si muoveva nel campo come non si era mai visto in nessun campo prima di lui. Quella discesa sulla fascia destra, quella danza in corsa con un pallone tra i piedi che quasi non guardavi più tanto bello era il suo incedere. E poi quel tocco contro ogni logica balistica verso il centro dell’area, dove un certo signor Daniel Bertoni da Bahia Blanca la spinge in rete. L’urlo della Curva Nord tutta piena che esplode e noi che ci guardiamo negli occhi: “Hai visto come l’ha messa in mezzo Umbè?”
Lo rividi altre cinque volte dal vivo : il 26 gennaio e il 26 ottobre del 1986. il 25 ottobre 1987, l’ultimo dell’anno 1988 e l’8 ottobre 1989. Ci ha fatto gol, ha perso e ha vinto. Ma non ho visto mai da lui un gesto di insofferenza ai calci che subiva, ho sempre visto sorrisi e pacche sulle spalle dagli avversari. Sempre con un saluto con la mano a noi che in teoria gli dovevamo esser ostili… In teoria.
“Hai visto Umbè che passaggio? Hai visto Robbè che palla je ha dato? Hai visto Già che dribbling?”
Sì. Io c’ero. HO VISTO MARADONA. E non lo dimenticherò mai.
Eraldo Pecci, commentando tra le lacrime la morte di Diego ha detto: “Quando un grande calciatore smette di giocare si ritira la maglia con il suo numero. Oggi tutti dovremmo ritirare il pallone. Perché Maradona non c’è più”.
In ricordo di Diego Armando Maradona (Lanus, 30 ottobre 1960 – Tigre, 25 novembre 2020)
Mauro Valentini