Ultimi giorni di ‘shopping’, di spese al centro commerciale Porta di Roma per acquistare i regalini di Natale quelli che, purtroppo, Matilde (nome di fantasia) non ha potuto scartare perché il 17 dicembre del 2018, mentre era in auto con i genitori e la sorellina, qualcosa è andato ‘storto’. La piccola, di appena 5 anni, stava mangiando un rustico contente un wurstel quando, improvvisamente, si è sentita male, ha iniziato a tossire ed è ‘diventata violacea’, come raccontò il padre agli investigatori.
Da lì l’intervento tempestivo dell’ambulanza in via Piteglio, nel quartiere Fidene, la corsa disperata in ospedale, poi la morte il 19 dicembre nella terapia intensiva del Gemelli. Per Matilde non c’è stato nulla da fare, anche se come come sostiene il pm Vincenzo Barba nel capo d’imputazione qualcosa, forse, si poteva fare. Matilde si poteva salvare.
“Non è stata usata la pinza di Magill’
Per il pm Matilde si poteva salvare e la morte è da collegare a un terribile errore medico. Il dottore e l’infermiere, i primi che hanno soccorso la bimba, non avrebbero utilizzato la pinza di Magill, una sorta di forbice con l’estremità ricurva che viene usata per liberare le vie aeree. E la piccola doveva essere liberata.
Quel massaggio cardiaco è stato forse inutile: Matilde è stata portata d’urgenza al Sant’Andrea, al pronto soccorso l’hanno liberata dal wurstel, che si era incastrato in gola, poi è stata trasportata d’urgenza al Gemelli, dove è morta pochi giorni dopo. La piccola era rimasta troppo tempo senza respirare e probabilmente l’utilizzo di quella pinza l’avrebbe salvata. E oggi la ‘vicenda’ avrebbe un lieto fine.
Il wurstel di traverso e la morte per soffocamento
Il 17 dicembre del 2018 doveva essere un giorno come tanti, di svago. E che, invece, si è trasformato in tragedia. Dopo lo shopping, la famiglia aveva deciso di fare rientro a casa, ma in auto, proprio vicino al garage dell’abitazione, Matilde ha pensato bene di mangiare un rustico. È a quel punto che qualcosa le è andato di traverso, ha iniziato a tossire e tutto, nel giro di pochi istanti, è precipitato.
“Rantolava, non respirava” – aveva dichiarato il padre. La chiamata al 118, la corsa disperata in ospedale, poi la morte poche ore dopo. Purtroppo, sono risultati subito evidenti i danni a livello cerebrale dovuti dall’asfissia e, dopo tre giorni di coma, la bambina è stata dichiarata morta. E come ultimo gesto d’amore i genitori hanno consentito all’espianto dei suoi organi.
La prima udienza
Ora, però, ci sarà la prima udienza di fronte al giudice, il 14 settembre prossimo, perché Matilde forse si poteva salvare. Se non fosse stato per quello che il pm definisce ‘errore medico‘. Restano i se, i ma e il dolore di due genitori che stanno cercando di andare avanti e di convivere con una perdita ‘innaturale’, troppo grande da accettare.