Il Pubblico Ministero aveva chiesto 14 anni di reclusione nei confronti di un 60enne romano accusato di violenza sessuale sui figli adottivi. Alla fine il giudice di primo grado gliene ha inflitti sei. In particolare l’uomo avrebbe messo le mani sulle parti intime dei figli, oggi maggiorenni, negli slip e li avrebbe inoltre costretti a subire vari atti sessuali.
L’uomo avrebbe approfittato della condizione di inferiorità psico-fisica dei bambini
I due ragazzi, originari dell’est Europa, all’epoca dei fatti avrebbero dovuto subire ogni tipo di angheria. Umiliazioni reiterate e di matrice sessuale. Il sessantenne, secondo il capo d’imputazione, avrebbe ripetuto il reato “più volte e in tempi diversi nei confronti di entrambe le persone offese“. La violenza sessuale sarebbe “consistita nell’insidiosità e nella repentinità dell’azione, tale da menomare ogni loro possibile reazione“. I due, oggi adulti, erano presenti alla lettura del dispositivo da parte del giudice Alberto Caprioli, dimostrando una forza d’animo non da tutti. Nel giugno 2021 il Gip di Roma, Paolo Scotto di Luzio, aveva disposto nei confronti dell’uomo gli arresti domiciliari presso un centro della Tuscia. Gli inquirenti già all’epoca lo accusavano di aver più volte toccato i bambini nelle parti intime. Ciò “approfittando della loro condizione di inferiorità psico fisica“, che originava non solo dalla differenza evidente di età, ma anche dal precario percorso di affidamento dei minori, nonché dal fatto che per loro lui doveva essere un punto di riferimento. I fatti, secondo il fascicolo, sarebbero stati commessi dalla primavera del 2007 al 20 marzo del 2021.
La versione dei legali della difesa
Il 60enne ha rigettato ogni accusa. Durante la sua deposizione in aula ha dichiarato: “Eravamo a conoscenza del loro passato catastrofico comunicato dalle autorità del paese di origine. Nonostante questo, ci siamo affidati alle istituzioni pubbliche e private. Abbiamo dato loro come punto di riferimento un modello di famiglia basato su educazione, onestà e rispetto reciproco: con la loro furbizia ci hanno maltrattato e denigrato“. E ancora: “Visto che la situazione era diventata irreversibile sono dovuto essere un padre autoritario, causando un rancore nei miei confronti“. L’arringa della difesa è stata estenuante ed è durata tre ore. Così hanno richiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste“, a fronte dei 14 anni di carcere richiesti dal Pm. I legali hanno spiegato che: “Non c’è stato un giorno della loro vita giovanile in cui i genitori non abbiano lottato per fargli avere una vita degna. I due nel corso della loro vita sono stati anche da psichiatri e in comunità. Nessuno si è mai accorto di nulla? Tutti ciechi? Quale pedofilo lascerebbe suo figlio nelle mani di uno psichiatra?“.