Congiunti. Quel termine che tanto mesi fa aveva fatto discutere e sul quale era subito montata la polemica, torna con prepotenza a farsi sentire. Ingombrante come non mai. Pensavamo di esserci buttati alle spalle la questione “congiunti”, ma ci sbagliavamo. Il tempo passa, i Dpcm si rincorrono, i Decreti Legge ogni tanto spuntano qua e là, ma la confusione e quella che agli occhi di tanti è “illogicità” restano. Quasi come se fossero delle “tristi” costanti di un periodo tutto da dimenticare. A “ribellarsi” alle nuove misure in vigore dal 16 gennaio sono ancora una volta i congiunti che vivono in Comuni diversi e che si trovano nelle Regioni in fascia arancione o rossa. Fidanzati, compagni, “affetti stabili” con l’unica colpa di risiedere in Comuni diversi. A volte a pochissimi chilometri l’uno dall’altro. E se a Natale ci è stata “data la possibilità” di spostarci, minimo in due, verso una sola abitazione privata per visitare amici e parenti a prescindere dalla zona rossa e arancione, ora questo sembra non essere più possibile.
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“E’ consentito, una sola volta al giorno, spostarsi verso un’altra abitazione privata abitata, tra le 5.00 e le ore 22.00, a un massimo di due persone ulteriori a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. La persona o le due persone che si spostano potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni e le persone disabili o non autosufficienti che con loro convivono – si legge in una nota del Governo. Tale spostamento può avvenire all’interno della stessa Regione, in area gialla, e all’interno dello stesso Comune, in area arancione e in area rossa, fatto salvo quanto previsto per gli spostamenti dai Comuni fino a 5.000 abitanti”.
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Sui social, non appena è stata diffusa questa nota, l’hashtag #congiuntifuoricomune è diventato presto di tendenza. Continua ad esserci tanta rabbia e indignazione: in molti stanno provando a trovare un senso logico a questa misura. Sensatezza che difficilmente si riesce a trovare. Perché non dare la possibilità a due fidanzati di vedersi? Qui non si tratta di movida, di puntare il dito contro gli assembramenti o contro i giovani, spesso considerati e visti come “i colpevoli”. Qui ci sono di mezzo gli affetti che, ancora una volta, rischiano di viversi solo attraverso lo schermo di uno smartphone. E se è vero che bisogna “proteggere la salute”, chi pensa a tutelare i congiunti e le relazioni affettive?