Un po’ come il panico che si creò durante la peste di Milano del 1630, l’ultima domenica in zona gialla diventa l’esempio perfetto della ciclicità della storia. Più della storia però qui il riferimento è ai ‘comportamenti’ delle persone. La reazione è infatti molto simile: al tempo si scappava in campagna, ora si tenta la fuga in una regione rimasta quantomeno arancione o, per la maggior parte, ci si gode l’ultimo giorno di “libertà”.
Eppure ci si chiede quanto questo bisogno di ‘libertà individuale’ sia davvero necessario ora come ora. I cittadini preparano borse frigo, invadono parchi, supermercati, piazze e vie del centro. Il 14 marzo 2020 eravamo in lockdown, oggi la si chiama “zona rossa”, forse perché quel termine gli italiani non vogliono più sentirlo e, probabilmente, né tanto meno accettarlo.
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Ultima domenica in zona gialla: ristoranti, estetisti e parrucchieri sold out
Gli scenari di ieri sul litorale e nel centro di Roma mostrano un esempio di disconnessione dall’emergenza sanitaria. Il Coronavirus non fa sconti, non concede la libertà dell’ultima domenica in zona gialla e non si comprende come le reazioni possano essere così estreme. Estreme perché parliamo di ristoranti sold out, di estetisti e parrucchieri presi d’assalto e aperti fino alla sera della domenica. Estremi perché anche oggi, domenica 14 marzo, le persone si riverseranno sui litorali, nel centro di Roma, nei parchi e nelle strade… sempre per ‘godersi’ l’ultimo giorno di libertà.
La libertà, però la ritroveremo solo quando la campagna vaccinale sarà finita, quando le terapie intensive saranno vuote, quando tutti saremo immuni al Coronavirus. Le foto dei centri urbani continuano a mostrano l’esatto opposto: è come se la libertà individuale, tanto reclamata, fosse diventata l’ultimo tentativo di bere e far casino in giro.
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