L’Italia, dopo mesi di chiusure e Dpcm che si sono rincorsi, va dritta verso la normalità, con il Paese che da lunedì sarà tutto in zona bianca. Un bel passo in avanti, complice anche la campagna di vaccinazione che sta procedendo spedita, nonostante alcune Regioni (come il Lazio) temono di dover slittare le prenotazioni perché le dosi di Pfizer per il mese di luglio sembrano scarseggiare. Ed è proprio questo il punto. Se da una parte l’Italia sta “assaporando” la normalità che sembrava lontana, dall’altra sta iniziando a preoccupare la variante Delta, meglio conosciuta come mutazione indiana. E per “combatterla” c’è bisogno di “correre”, di accelerare la campagna di vaccinazione.
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La variante Delta in Italia
Italia in zona bianca sì e senza mascherina all’aperto, ma con il pericolo della variante Delta. Dall’ultimo monitoraggio degli esperti della cabina di regia, la mutazione è in aumento con una percentuale del 16,8%. Una variante che sembra essere più contagiosa, di facile trasmissibilità ed è per questo che bisogna dare uno sprint in più alla campagna di vaccinazione. L’obiettivo? Cercare di non ritrovarsi con tutto il Paese, a partire da metà agosto, con un nuovo aumento dei casi.
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Nel nostro Paese la variante più diffusa resta l’Alfa con il 74,92%, ma per molti esperti quella Delta potrebbe “conquistarsi spazio” nelle prossime settimane. “Abbiamo probabilmente circa un mese, un mese e mezzo prima che si arrivi alla prevalenza della variante Delta in Italia” – ha spiegato all’Ansa Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento. “Quale sarà l’effetto sul numero di infetti, e sul numero di casi gravi, dipenderà dalla frazione delle persone vaccinate, in particolare dalla frazione di persone che avranno completato il ciclo vaccinale. La doppia vaccinazione – conclude Battiston – dovrebbe avere raggiunto il 50% degli italiani per i primi giorni di agosto”.
Variante Delta in Italia e lockdown locali
Sembra non esserci tregua e quella parola ‘lockdown’ sembra non volerci abbandonare. Lockdown, chiusure serrate, zone rosse: nomi diversi, ma tutti con lo stesso significato che in questi quasi due anni abbiamo dovuto imparare a conoscere. Con i quali abbiamo convissuto.
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E ora l’ipotesi per allontanare la diffusione della variante Delta è quella di individuare i focolai e ripristinare nuove mini zone rosse, una sorta di chiusura mirata e locale per scongiurare l’espansione del virus laddove si ritiene necessario. “Dobbiamo lavorare nelle maniera più intensiva sul tracciamento e sul sequenziamento, perché solo in questo modo riusciamo ad intercettare segnali di diffusione della variante indiana” – ha spiegato a SkyTg 24 Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di Sanità. “Ci sono poi delle decisioni che devono seguire per cercare di contenere il tutto, altrimenti il sequenziamento diventa un esercizio inutile. Se necessario vanno fatte delle zone rosse, vanno create delle zone per fermare i cluster, come ad esempio è successo in Umbria quando si è verificata la diffusione della variante brasiliana”.