Sicuramente sarà solo una mia impressione, ma pare che per la maggior parte di noi la tristezza, la rabbia, la delusione siano stati d’animo da evitare a tutti i costi, come se apparire sorridenti e soddisfatti – sempre e a prescindere – risulti la chiave d’accesso che porta ad essere accettati dal prossimo, il pass per una felicità che invece fatica a farsi percepire, e probabilmente perché in verità non conosciamo abbastanza né il nostro essere né i sentimenti che arriviamo a provare, e quindi non sappiamo come poterci arrivare.
Ma soprattutto, perché dovremmo avere vergogna dei nostri stati d’animo negativi, al punto da rinnegarli commettendo quindi il grave errore che ci porta a non comprenderli ed elaborarli? Io ho imparato a fregarmene, e poco importa se per oggi – e forse anche domani – passerò agli occhi altrui come musona, lunatica o scassapalle, perché ho capito che accantonare la malinconia non la mette realmente a tacere, scansare le preoccupazioni non elimina né loro né tantomeno le cause che le fanno nascere ed esistere. Insomma, ostentare falsa serenità non ne produce di reale, tutt’altro, e in compenso porta a conflitti interiori che fanno stare ancora più male.