Secondo alcuni medici non sarebbe potuta sopravvivere, quindi comprarle i giocattolini avrebbe significato solo sprecare soldi, denaro che invece sarebbe servito per pagarle il funerale. Ma lei, uno scricciolino di appena due chili, ha stupito tutti con la sua forza e ora, a distanza di tre anni, ha fatto quello che quei dottori insensibili non potrebbero che definire un miracolo, ma che è invece frutto di un duro percorso che vede protagonisti proprio lei, Elettra, la sua famiglia e altri medici – quelli che invece hanno lottato con e per lei: è sopravvissuta e ha fatto enormi progressi.
E ora eccola qui, la piccola, insieme alla sua coraggiosa mamma Valentina. Ma i problemi non sono affatto finiti, anzi. E la causa stavolta sono i servizi sociali, che da mesi non versano i contributi per la disabilità gravissima che affligge Elettra.
La storia mamma Valentina e la sua piccola Elettra
La storia di mamma Valentina e di sua figlia Elettra è stata complicata fin dal parto della piccola; Elettra è stata intubata prima ancora di vedere la mamma. Di speranze, a Valentina, ne avevano date poche (per non dire pochissime) eppure lei con tanto amore e tanta difficoltà ha iniziato con Elettra una nuova vita. Una vita già alle prese con tante difficoltà intrinseche – nonostante la grandissima resilienza di mamma e figlia – che oggi si trova davanti l’ennesimo problema che chiamar così è riduttivo.
«E’ da gennaio 2021 che sto aspettando il contributo della disabilità gravissima, ma non viene versato. Non parlo di quello delle vacanze o delle biciclette ma stiamo parlando di disabilità gravissima. Il Comune da un anno e mezzo mi sta prendendo in giro, temporeggiano. Mi fanno fare mille giri, servono documenti – ed io li vado a prendere nonostante la difficoltà che ho nel muovermi di casa – mi fanno recare in tanti luoghi differenti per poi scoprire che.. “era bloccato”, 17 mesi di bugie».
Ci racconta con rabbia, mamma Valentina, che deve combattere anche per ottenere i contributi per la disabilità della piccola Elettra.
«Oggi Elettra cammina da sola, non ha più bisogno di aiuti. Respira da sola, anche se ogni tanto ha bisogno della ventilazione meccanica, balla anche, fa le imitazioni e va a scuola (anche per l’istruzione, con la Asl ci sono stati mille problemi). Però Elettra necessita di figure quali logopedista e neuropsicomotricista che però la Asl non fornisce né paga. Per andare in un centro, come il Santa Cecilia, dovrei rinunciare al Cad e pagare di tasca mia. Ma perché?»
«Il Comune mi dice di aver pazienza: sono 17 mesi che aspetto»
Mamma Valentina non può pagare tutto ciò di cui Elettra ha bisogno e allora decide di continuarla questa battaglia con il Comune: «Mi è stato detto di aver pazienza, che entro tre giorni mi avrebbero fatto l’accredito. Passano dieci giorni e mi contattano dicendo che serve un altro documento. Poi mi hanno chiesto di fare nuovamente l’Isee, poi è stata la volta in cui i Servizi Sociali sono risultati positivi al Covid, poi quella in cui i soldi c’erano ma non avevano sotto mano il mio Iban».
Si è anche rivolta al Sindaco, più e più volte, ma «non risponde ai miei messaggi, mi snobba anche lui. Cosa deve fare una persona per avere un minimo di rispetto?».
E intanto, tra le lotte continue contro un Comune che ignora, Valentina ci racconta di Elettra, di quanto forte e resiliente sia questa piccola bambina. «Elettra parla con i segni, stiamo studiando la LIS e apprende molto bene. Quando il tempo permette facciamo tutto ciò che fanno le altre famiglie, andiamo al parco e quando Elettra gioca con gli altri bambini o va al mare o in piscina si diverte tantissimo. Da quando è uscita dall’ospedale fino ad oggi ha fatto dei progressi che nessuno mai si sarebbe immaginato».
Elettra, la resilienza e l’appello al Sindaco
Elettra ha insegnato a tanti medici e ai suoi genitori che tutto è possibile, che se si lotta ogni giorno e se c’è l’attenzione giusta le cose migliorano. Però la lotta al Comune non è finita e decide di metterci la faccia, sui giornali, dappertutto se necessario, affinché qualcosa cambi: «Non ci sto più ad essere considerata invisibile. Queste siamo noi, abbiamo nomi e cognomi, abbiamo una dignità, abbiamo una vita rispettata perché – Signori miei – mia figlia se l’è guadagnata con le unghie e con i denti. Tutto questo è un’oscenità e mia figlia deve avere il rispetto che merita».
In quanto narratori di racconti quotidiani, quella di Valentina ed Elettra è una storia di lacrime e sorrisi, una storia che raccontata speriamo provochi del risentimento nelle Amministrazioni, delle domande e soprattutto delle reazioni. Non parliamo dell’erogazione lenta del bonus vacanze, qui parliamo di persone che – di diritto – richiedono il contributo di disabilità e speriamo, vivamente, che i soldi per Elettra arrivino il prima possibile.