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La nuova vita di Rino il maremmano salvato a Massimina

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Intelligente, determinato, vigile, fiero, leale. Sono solo alcuni degli aggettivi che descrivono il pastore maremmano, un cane dalle origini antichissime che risalgono addirittura all’epoca dei cani primitivi dell’Asia centrale. 

Giunto a noi dal Medio Oriente attraverso diversi incroci favoriti dalla transumanza, questo bellissimo esemplare dalla natura forte e indipendente, è oggi uno dei cani più bistrattati, maltrattati e umiliati nella nostra società.

Sfruttati per la custodia delle greggi, picchiati, mutilati, uccisi a colpi di fucile o impiccati come Angelo – il maremmano barbaramente ucciso a Sangineto in Calabria –  questi cani conducono, salvo rare eccezioni, una vita grama. E, nella migliore delle ipotesi, nelle campagne e nelle paludi contraggono la leshmania, un morbo lento e inesorabile che non lascia scampo. Una malattia contro la quale le campagne di prevenzione sono risultate ad oggi inadeguate e insufficienti.

La storia di Rino – salvato circa un anno fa da un gruppo di volontarie del quartiere Massimina a Roma, ha inizio l’estate scorsa ed è solo una delle tante storie di maremmani abbandonati in condizioni critiche. Il cane è stato notato mentre rovistava nella spazzatura su via del Casale Lumbroso denutrito, senza più pelo. Faceva molta pena ma inizialmente non si lasciava avvicinare, era molto diffidente – racconta Alessandra Scognamillo, la giovane donna che lo ha trovato alla fine di luglio.

Alessandra decide di postare subito la foto su una pagina Facebook del Quartiere Massimina – per capire se era stato smarrito o abbandonato. Nel frattempo, un’ altra cittadina che come Alessandra si è improvvisata volontaria, Loredana Badiu, ha creato un “punto-pappa” in modo da attirare e trattenere la povera bestiola terrorizzata all’interno della recinzione nella quale veniva a nutrirsi.

“Lo aspettavamo fino a che lui sbucava nel buio della notte dove il solo rumore che si sentiva era quello delle sue unghie che con passo veloce toccavano l’asfalto” – ricorda emozionata Alessandra.

Intanto le numerose segnalazioni facevano temere che qualcuno chiamasse l’accalappiacani. Per evitare il triste epilogo della vicenda, Alessandra assieme ad altre volontarie di zona, decidono di passare all’azione e riescono finalmente a catturare l’animale che era in condizioni davvero critiche.

Abbiamo chiamato subito la clinica e alle 2:00 del mattino io e Dora Pukala siamo corse a portarlo lì d’urgenza”.

Il cane che naturalmente non aveva microchip – pesava solo 20 chili, era disdratato e affetto da rogna e da leshmania che fortunatamente non aveva ancora intaccato gli organi interni. Ma la fame sembrava più forte del dolore e delle disgrazie. Rino – abbreviazione della parola Rinascita, spiega Alessandra – mangiava come un lupo i croccantini che gli venivano offerti. 

Oggi, dopo una degenza durata tre mesi, Rino è ospite presso il Centro Eden Bau di Pomezia. E’ rinato ed è bellissimo. E ha moltissimi fans in particolare nel Quartiere Massimina dove è stato recuperato, che tifano per lui ed esprimono il loro affetto e solidarietà anche con le donazioni, in attesa di una adozione.

I costi tuttavia per lo stallo ed i farmaci sono proibitivi. Per questo le volontarie hanno avviato via Facebook una raccolta fondi intitolata “Uniti per Rino” .

Per chi volesse maggiori informazioni o volesse dare al cagnolone la gioia di una famiglia, ecco i contatti

Eden Bau: 393 9822305

Alessandra Scognamillo 348 5138909

Uno per tutti, tutti per Rino! 

Rosanna Sabella

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