Arrestato un terrorista dell’Isis in Italia: l’uomo faceva attività di proselitismo e aveva tradotto i testi jihadisti in italiano.
Nuovo colpo all’Isis in Italia. Nelle scorse è stato arrestato HE, cittadino marocchino e più volte condannato per fatti di matrice terroristica nel nostro Paese. Nonostante lo status di terrorista dipinto dalle Aule di Tribunale italiane, l’uomo vedeva un decreto di espulsione che non si era mai concretizzato. Fino a oggi aveva svolto proselitismo attraverso il web, avvicinando seguaci anche nella sua esperienza all’interno di un carcere italiano.
Arrestato un terrorista dell’ISIS in Italia
L’arresto di HE è stato possibile dopo una delicata indagine dell’intelligence italiana e la Polizia di Stato. L’uomo è stato arrestato a Torino, dove viveva e aveva cominciato a tradurre la propaganda jihadista in lingua italiana. Il terrorista ha 29 anni, ma da diverso tempo era nell’occhio delle forze dell’ordine per la sua forte vicinanza al terrorismo di matrice islamica. L’uomo, originario del Marocco, viveva da tanto tempo in Italia, dove in passato aveva ottenuto anche la cittadinanza. Questa poi revocata, considerato come le indagini lo vedevano come personalità influente nelle aree eversive dell’islamismo italiano ed europeo.
La storia dell’ideologo jihadista
Su He, gli occhi delle forze dell’ordine si posano addirittura nel 2015. In quell’anno avvenne il primo arresto da parte della Polizia italiana, sempre per accuse legate al terrorismo di matrice islamica. Un secondo arresto si verificò nel 2018, quando l’uomo venne fermato nel Comune di Lanzo Torinese: in questo contesto, l’uomo teneva legami con il mondo terroristico e soprattutto con il Daesh. In tale frangente, portava avanti operazioni di radicalizzazione dei jihadisti in Italia e addirittura proselitismo attraverso il web.
La mancata espulsione dallo Stato italiano
Dopo la scarcerazione del 2023, per le attività di proselitismo jihadista, l’uomo doveva essere espulso dall’Italia. Espulsione che non avverrà mai, per quelli che vengono oggi definiti come “intoppi” burocratici attorno alla sua pratica. Dopo la detenzione in Italia, avrebbe ulteriormente rafforzato il suo credo fondamentalista, rendendosi protagonista di azioni violente tra il carcere e il periodo in libertà.