Lo stipendio di commessa nella tabaccheria dove lavorava non le bastava per il tipo di vita a cui aspirava. E vedere ogni giorno tutti quei Gratta e Vinci le faceva, forse, sognare di cambiare vita attraverso una vincita milionaria. Ma, viste le basse probabilità, sarebbe stato necessario avere quanti più biglietti possibile. Cosa decisamente difficile, visto il suo stipendio da dipendente.
Ma lei, 40enne di Fiumicino, una “soluzione” l’aveva trovata: sottrarre dal bar tabaccheria di Acilia dove lavorava come cassiera i gratta e vinci senza pagarli. Pochi per volta, costantemente, per circa un mese, come dichiarato dal marito in una conversazione telefonica registrata. Totale del danno a carico del titolare dell’esercizio ben 150 mila euro, se non di più.
La “tentazione”
Tutto inizia due anni fa. La donna, evidentemente stanca del suo stile di vita o forse preoccupata per l’aumentare delle spese e le incertezze della pandemia da Covid-19, pensa che una grossa vincita potrebbe risolvere tutti i suoi problemi. Inizia a sottrarre i tagliandi, suddividendoli in mazzette da riporre in una sacchetta rosa che poi veniva introdotta nel suo zaino. Li prende di vario tipo. Dal “Turista per sempre” al “Mega Miliardario”, tutto va bene, purché ci siano in palio grosse cifre. E non si paghi il biglietto.
La scoperta
Il 17 giugno 2020 la donna, in turno mattutino, approfittando di un momento in cui pensa di non essere vista prende alcuni gratta e vinci. Ma stavolta qualcuno, dall’oblò della sala cucina, vede i suoi movimenti e lo riferisce al proprietario. La 40enne, senza sapere di essere osservata, mette via i biglietti nella sua sporta rosa.
Il titolare attende la fine del turno, poi convoca la donna nel suo ufficio per chiederle una spiegazione su quanto accaduto. Insieme a lui c’è la persona che l’ha vista prendere i gratta e vinci. La donna a questo punto non può negare. Accampa delle scuse, dicendo che, a causa del Covid, le spese sono aumentate e non ce la fa più ad arrivare a coprire tutto.
I filmati
Il proprietario della tabaccheria, una volta consapevole dei furti, inizia ad esaminare con attenzione i filmati delle telecamere interne. Può vedere solo i 7 giorni precedenti di registrazione conservate secondo quanto previsto dal Garante della Privacy, scoprendo che i furti sono avvenuti in tutti i giorni in cui la dipendente era a lavoro. La donna, a quel punto, ammette tutto, ma dice anche di non aver più i gratta e vinci sottratti in precedenza, ma solo quelli di quel giorno, che, oltretutto, secondo la ricostruzione del Tabaccaio, sono stati riconsegnati solo in parte. La 40enne presenta quindi le sue dimissioni.
In un secondo momento, il datore di lavoro cerca una soluzione. Quantifica il danno, che supera i 150 mila euro. Non vuole rovinare la donna, che ha figli minorenni, ma non può nemmeno rinunciare ai suoi soldi. Chiama quindi l’ex dipendente, che arriva al colloquio con il marito. Si cerca una soluzione bonaria, per non arrivare alla denuncia penale. Moglie e marito confessano che i furti duravano da almeno un mese. La soluzione per evitare la denuncia è un prestito per restituire il maltolto. La coppia assicura intanto 16 mila euro.
La “retromarcia”
Ma qualche giorno dopo al datore di lavoro arriva la lettera del legale della dipendente. La donna, infatti, si era nel frattempo rivolta a un avvocato. Dice di rivolere il suo posto di lavoro, per poi sostenere che le dimissioni le siano state estorte. Insomma, fa marcia indietro su tutto. Il negoziante, allora, dal canto suo, dimentica la linea morbida e decide sia di aprire un procedimento disciplinare e licenziare per giusta causa la donna vista la fiducia ormai incrinata, sia di denunciare l’accaduto alla Procura della Repubblica. Dalla sua parte ha le registrazioni video dei furti. Parte un’indagine, che la Procura di Roma ha appena chiuso. Adesso la donna rischia il rinvio a giudizio. Per il marito, invece, il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione. Decisione che i due legali del tabaccaio, gli avvocati Emilia e Pierluigi Pernisco, non condividono e su cui hanno proposto opposizione.
La causa di lavoro
Parallelamente alla causa penale, ne parte anche una relativa al rapporto di lavoro. La 40enne, pur non contestando in sede giudiziaria il licenziamento, fa causa al datore di lavoro, sostenendo di non aver ricevuto determinati compensi. La vicenda diventa surreale. Il danno ricevuto dal tabaccaio è ben superiore ai 150 mila euro. E le promesse fatte dalla donna, che inizialmente aveva detto che avrebbe restituito i soldi rateizzandoli attraverso la disoccupazione, finora sono risultate non corrispondenti alla realtà. Senza contare che nessuno sa che fine hanno fatto i gratta e vinci sottratti.
Il sequestro conservativo preventivo e la causa civile
In sede civile, come spiegano gli avvocati Emilia e Pierluigi Pernisco, la vittima del prolungato furto è riuscita, nel febbraio 2022, a ottenere un sequestro conservativo preventivo dei beni della donna per un valore di 65 mila euro. Di questi, 50 mila a titolo di risarcimento e 15 mila per danno non patrimoniale. Questo provvedimento è stato reclamato sia dalla donna che lamenta l’assenza dei relativi presupposti che dal Tabaccaio che ha, invece, lamentato l’importo ridotto oggetto della concessione della misura cautelare rispetto al maggiore ammontare del danno subito. Si è in attesa della decisione del Collegio del Tribunale di Roma.
La ricostruzione del maltolto a livello patrimoniale dovrà essere comunque oggetto del giudizio civile nel frattempo introdotto, nel mese di aprile scorso, dal Tabaccaio per ottenere la condanna al risarcimento del danno subito.