“Buongiorno mi presento sono Raffaele, faccio parte del concorso 1148 Allievi agenti polizia di stato civili. A causa dell’emergenza COVID-19 e della crisi finanziaria si potrebbero risparmiare un bel po’ di fondi scorrendo la nostra graduatoria. (…) La Polizia vive una crisi personale di oltre 20.000 uomini. Noi siamo pronti ed idonei ai quiz, siamo pronti per le prove successive e partire a servire la nostra amata Italia.” Ci scrive così, Raffaele, uno dei 1148 Allievi agenti polizia di stato civili. Sono pronti per servire il nostro Paese, ma allora dove sta il problema? Facciamo un passo indietro.
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Il concorso indetto nel 2017
Nel Maggio del 2017 viene indetto il concorso per le esigenze di reclutamento di un numero complessivo di 1148 Allievi Agenti della Polizia di Stato. I requisiti sono i seguenti: possedere la cittadinanza italiana; godere dei diritti civili e politici; possedere diploma di scuola secondaria di I grado, o equipollente; aver compiuto il 18° anno di età e non aver compiuto il 30° anno di età. Quest’ultimo limite era elevato, fino ad un massimo di tre anni, in relazione all’effettivo servizio militare prestato dai concorrenti; possedere le qualità morali e di condotta previste dall’art. 35, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165; ed infine possedere idoneità fisica, psichica ed attitudinale all’espletamento dei compiti connessi alla qualifica, da accertare in conformità alle disposizioni contenute nel D.M. 30 giugno 2003, n. 198 e nel D.P.R. 17 dicembre 2015, n. 207. Perfetto, i requisiti erano chiari, allora Raffaele, e insieme a lui molti altri ragazzi, partecipano, volenterosi, al concorso, possedendo tutti i requisiti richiesti. 365 giorni dopo viene riaperta la graduatoria per lo scorrimento che prevede l’assunzione di ulteriori 1851 Allievi Agenti della Polizia di Stato, ed è proprio qui che iniziano i problemi.
La norma che cambia le regole del gioco
Difatti nel corso del mese di Febbraio 2019, passa una norma che cambia tutto: il requisito anagrafico per partecipare a questa tipologia di concorsi non è più di 30 anni, ma scende a 26 non compiuti, e il titolo di studio si eleva al diploma. Ora tutti gli idonei, che fino a poco tempo prima, in base al bando originario, possedevano tutti i requisiti, ora non li possiedono più e non possono più partecipare agli scorrimenti della graduatoria.
Le polemiche scatenate
Quest’evento ha scatenato molte polemiche. Anche l’Unione Sindacale Italiana Poliziotti si è schierata dalla parte di questi ragazzi sostenendo che: “siamo in presenza di una vicenda irrazionale, a tratti surreale e lo vogliamo ribadire in quanto sebbene questi ragazzi sono risultati idonei, avendo tutti i requisiti previsti dal bando di concorso indetto nel maggio 2017 e nella fattispecie non aver compiuto 30 anni di età ed essere in possesso della licenza media, stanno subendo una vera e propria ingiustizia.” Una vera e propria ingiustizia, quindi, quella che sta avvenendo ai danni degli aspiranti poliziotti.
La lotta
Tuttavia questi giovani non si sono persi d’animo e stanno lottando perché questa ingiustizia non vada avanti. Si sono organizzati e hanno fatto ricorso. Scendono in piazza, perché vogliono, giustamente, essere ascoltati. Da aspiranti poliziotti diventano ricorrenti: “I ricorrenti, lo si specifica, sono sprovvisti sia del requisito dell’età in considerazione del superamento dei 26 anni sia del titolo di studio e per questo esclusi automaticamente dalla selezione. Vengono dunque discriminati a causa di una modifica postuma dei requisiti di accesso alla procedura concorsuale che, come si avrà modo di chiarire nel prosieguo, vengono derogati dalla medesima Amministrazione. Alla stregua di quanto previsto dal bando del 2017, i candidati interessati dallo scorrimento dovranno sottoporsi unicamente all’accertamento dei requisiti di efficienza fisica e dell’idoneità fisica, psichica e attitudinale. (…) E’ palese quindi che così agendo l’amministrazione annulla del tutto l’effetto delle prove di cultura generale e di comprensione espletate e che i ricorrenti avevano superato con successo, a favore di soggetti con un età più giovane e che pur avendo il nuovo titolo di studio avevano ottenuto un punteggio inferiore nelle prove scritte.” Considerato questo scenario, dov’è, dunque, il concetto di giustizia sociale? Perché indire ulteriori concorsi, quando si potrebbe, semplicemente e soprattutto in questo periodo emergenziale, risparmiare fondi e permettere a dei ragazzi che da anni lottano, di realizzare il loro sogno di poter servire un’Italia che sembra quasi averli abbandonati?