Giù le mani dai vecchietti. Soprattutto quando possono diventare una miniera d’oro a loro insaputa. Quando si è anziani, si sa, si ha bisogno di attenzioni. E se i familiari, perché si resta soli o a causa del lavoro, non possono offrire sostegno morale, ecco che serve una soluzione alternativa. Quello che una volta si chiamava tristemente “ospizio” e che adesso ha preso il nome di “casa di riposo”, molto spesso non viene visto di buon occhio dagli anziani. Lo associano a un ospedale a lunga degenza, dove si aspetta solo di morire. Anche se spesso ci sono case di riposo che sembrano hotel di lusso, con mille comfort e tutta l’assistenza sanitaria necessaria per le persone di una certa età. Ma, ovviamente, ci sono i costi. E le ragioni del cuore.
E allora ecco che – e ben vengano – sono nate le co-housing. Che di certo non abbiamo inventato noi italiani. Al nord Europa funzionano benissimo, non solo per gli anziani, anche per gli studenti. Poi sono sbarcate pure in Italia, perché la cosa può funzionare anche per i vecchietti nostrani. E potrebbe esserci chi ha fiutato l’affare.
Spazi esclusivi per ogni ospite: ma è davvero sempre così?
Vediamo come dovrebbe funzionare una co-housing ideale. “Il giardino. La lavanderia. La palestra. L’orto. La cantina con gli attrezzi. La sala per il tempo libero con il ping pong, il calciobalilla, e magari il biliardo. Per una casa normale è un sogno, per il cohousing la realtà” (tratto dal progetto Enel-cuore per il co-housing per anziani in Italia). Sullo stesso sito viene poi spiegato come devono essere le strutture per ospitare gli anziani. Ogni ospite deve avere la sua stanza privata ad uso esclusivo, per avere così un posto dove poter stare per conto proprio e gestire la propria intimità (non è un ospedale!), e la casa deve avere degli spazi comuni dove gli anziani possano farsi compagnia e fare attività proposte dalla struttura. Questo per consentire autonomia e socialità allo stesso tempo.
Ma che succede quando si ospitano 15 anziani, più altre persone, oltre a quelle che dovrebbero essere le persone di servizio, in una casa di circa 180 metri quadri, sottotetto, sala hobby, cantina e lavanderia comprese? Di legge, i metri quadri reali in cui gli anziani dovrebbero stare sono in realtà al massimo un’ottantina, ma tant’è, sono vecchietti, non si rendono conto se stanno in una vera stanza o in un locale lavanderia oppure in un sottotetto o nel seminterrato. In ogni caso, facendo una sommaria stima, non sembrerebbe che ogni anziano possa avere la sua stanza privata. Piuttosto, è più probabile che vengano arrangiati letti, in qualche caso anche a castello, e che per dormire vengano utilizzati anche spazi che camere da letto non sono, almeno da quanto risulta nella pianta catastale. E che quello previsto nelle co-housing, ovvero il rispetto di autonomia e socialità degli anziani non possa esserci, sia per il sovraffollamento, sia perché spazi per attività sociali con attrezzature (che non sia un televisore) di certo non ce ne sarebbero.
Costi e servizi: a chi conviene di più?
Passiamo ai conti. Il co-housing è nato anche per far risparmiare gli anziani (la stima degli esperti è di un 30%). Ma che succederebbe se invece si spendesse tutto e anche di più? Se invece di pagare la retta come si fa per le case di riposo, per esempio, si decidesse di fare una sorta di delega della propria pensione, solitamente superiore ai 1.200 euro al mese, ma che può arrivare in certi casi anche a 2.000, per cui l’anziano non deve più preoccuparsi di nulla? Potrebbe pensarci direttamente l’organizzazione della co-housing. Certo, l’anziano non avrebbe più a disposizione la sua pensione o la sua carta di credito, però non avrebbe pensieri. In cambio avrebbe vitto e alloggio. Certo, condiviso con altri 14 vecchietti – magari con più acciacchi di quanto previsto – e qualche altra persona, ma poco male, almeno avrebbe compagnia.
Passiamo ai servizi. In Italia non c’è non esiste una disciplina giuridica ben precisa per quanto riguarda le co-housing. Ma gli anziani devono essere autosufficienti. Se non lo sono, allora si tratta di una struttura mista, o si inizia a parlare di Rsa. Serve quindi personale qualificato per l’assistenza agli anziani. In ogni caso, autosufficienti o no, in queste strutture qualcuno che pulisca serve. E magari che dia un’occhiata ai vecchietti, che a una certa età possono sempre combinare qualche guaio, sia di giorno che di notte. Ma si può provare ad andare al risparmio. 700 euro al mese, però con il contratto in regola, alle assistenti, per stare lì tutto il giorno, a turno. C’è crisi, qualcuno disperato, che ha assolutamente bisogno di lavorare si può trovare, di questi tempi. Due persone sono sufficienti.
Facciamo i conti al business
Tiriamo quindi le somme. 15 anziani, per una media di 1.500 euro. Totale 22.500 euro di entrate al mese. E queste sono le entrate. Passando alle spese, 1.400 euro per le assistenti. Più o meno altrettanto per la struttura, se in affitto. Circa 2.200 sono i soldi necessari per la spesa mensile, comprensiva di bollette, secondo le stime di Federconsumatori. Totale spese 5.000 euro. Aggiungiamo, per abbondare, 2000 di euro al mese per extra non calcolati. E calcoliamo pure 200 euro a testa per anziano al mese, da spendere per abbigliamento, scarpe o altro. Fanno altri 5.000 euro, per un totale di 10.000 di spese al mese. Ma che fine faranno gli altri 12.500 euro al mese, che moltiplicati per un anno diventano 150 mila euro, euro più, euro meno? È una domanda che sorge spontanea e che a qualcuno potrebbe far venire voglia di impiantare un business di questo genere, approfittando proprio sia del vuoto normativo, sia della buona fede dei vecchietti.
A loro, gli anziani, bastano poche moine per affezionarsi. Ai parenti, invece, spesso basta poco per toglierseli di mezzo, troppo indaffarati nel vortice delle cose da fare, sicuri di averli affidati in buone mani. Del resto, una casa di riposo costerebbe di più e, appunto, sarebbe più triste e farebbe sentire in colpa i parenti. Lì, invece, in fondo si trovano bene, anche qualcuno ogni tanto si ammala e non riceve le cure necessarie per guarire. Anche se non tutto è pulito come dovrebbe. Anzi, al contrario, la pulizia è piuttosto carente, ma tant’è, sono anziani, si trovano bene lo stesso. Si trovano talmente bene che la fiducia verso chi ha dato loro questa possibilità è massima, al punto da affidargli ogni loro cosa, persino le più personali. Come le chiavi di casa, o le carte di credito. Che a quell’età la memoria è labile, e non ci si ricorda più bene quello che si dice e quello che si fa. E perché lo si fa. E allora su questo tipo di business forse qualcuno dovrebbe farsi qualche domanda, che si collega proprio a quella che i vecchietti dimenticano. Perché si fa?