Gisella Cardia, la sensitiva di Trevignano Romano che riesce a mettersi in contatto con la Madonna e che ha fatto di questo suo “dono” un vero e proprio business, non si arrende. Infatti, dopo la decisione del Tar dello scorso giugno che non aveva accolto la richiesta di sospendere l’ordinanza comunale, la quale prevedeva la demolizione degli abusi edilizi nel terreno sulle sponde del lago di Bracciano, dove ogni tre del mese apparirebbe la Madonna. Alla luce di ciò, la donna ha deciso di fare appello, di rivolgersi al Consiglio di Stato.
Madonna di Trevignano piange sangue di maiale: la ‘veggente’ fa pagare 50 euro per poterla visitare
Gisella Cardia si appella al Consiglio di Stato
Come dicevamo, la sensitiva Gisella Cardia non demorde e si è rivolta al Consiglio di Stato. Al centro del contendere l’ordinanza comunale che prevedeva la demolizione degli abusi edilizi sul terreno nel quale, ogni tre del mese, i fedeli si riuniscono in attesa dei messaggi della Madonna. Nel corso della passate settimane, la veggente era finita al centro della cronaca e ed ora oltre a rivolgersi all’organo di consulenza giuridico amministrativa, denuncia al contempo “l’accanimento da parte delle autorità” nei suoi confronti. Ora, in gioco c’è la liberta di culto. Libertà – come si legge nel ricorso – garantita dal primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti ma anche dalla dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino francese del 1789.
Il ricorso
A presentare il ricorso, discusso l’11 luglio prossimo, il marito della veggente, Gianni Cardia, che è anche presidente dell’associazione Madonna di Trevignano. Ora, secondo Cardia, tutte le opere considerate abusive e che il prossimo 17 luglio dovrebbero essere rimosse – quali, ad esempio, le panchine interrate, la staccionata, la teche con le statue – “non necessita di alcun tipo di autorizzazione edilizia”. Ma non solo. La rimozione richiesta della Madonnina “integra sicuramente l’illecito amministrativo di blasfemia”. Nel ricorso, si punta il dito contro il Comune di Trevignano, che con il proprio divieto di demolizione avrebbe violato diritti fondamentali in materia religiosa.