Un complesso a metà tra monastero e roccaforte al centro di Roma, ricca di storia, arte e cultura nascosta.
Alle pendici di uno dei sette colli di Roma, il Celio, c’è una costruzione antichissima, risalente all’epoca Carolingia (metà del V secolo d.C.). Un gioiello di arte, cultura e storia poco conosciuto della Capitale ma che saprà incantarvi per la sua bellezza. A metà tra monastero e roccaforte fortificata, questa piccola isola medievale è una vera e propria rarità, perché disseminata di tanti riferimenti storico-religiosi, che raccontano una Roma lontana ma i cui valori sono ancora profondamente radicati nel suo patrimonio archeologico.
Tra monastero e fortezza: un gioiello storico al Centro di Roma
Una volta entrati nel monastero dei Santi Quattro Coronati del Celio sarete stupiti dalla ricchezza di dettagli della struttura. La chiesa prende il nome dalla tradizione del martirio di quattro soldati romani e di cinque scalpellini. La piazza centrale è contornata da colonnati di epoca medievale, una diversa dall’altra a comunicare il tentativo di recuperare materiali romanici per proseguire la tradizione architettonica di molti edifici realizzati fino ad allora. Sono stati utilizzati inoltre degli epigrafi per la pavimentazione che accoglie il visitatore e lo guida verso l’accesso alla Chiesa che si trova in questo spazio suggestivo.
Il monastero, che ospita al suo interno le suore di clausura, ha la particolarità di essere anche fortificato: una fortezza al centro di Roma che doveva assolvere al contempo alla custodia del Credo delle suore agostiniane, lì per vocazione, ma proteggere anche da momenti drammatici. Tra questi, il saccheggio del 1084 a opera di Roberto il Viscardo, detto anche “il Normanno”, giunto dal Meridione. La chiesa fu infatti completamente riedificata in seguito all’incendio che devastò la città nel 1084.
La chiesa del monastero
L’interno della chiesa è a tre navate sovrastate da matronei posti su colonne provenienti da monumenti della Roma imperiale. Il pavimento, in stile cosmatesco, è ancora quello originale, formato da grandi dischi di marmo e porfido e da mosaici policromi realizzati con tasselli ricavati da antichi marmi romani.
Pagando oggi un biglietto di pochi euro, vi ritroverete davanti a uno spettacolo unico: un’aula gotica ricca di affreschi medievali di valore eccelso, come quella che raffigura la donazione dell’imperatore Costantino, guarito da Papa Silvestro I. Ed è un’opera di valore storico-religioso inestimabile tanto per Roma così come per la cristianità: si narra che per sdebitarsi, gli abbia concesso il dominio dell’Italia prima di trasferirsi a Costantinopoli.
Nel 1996, durante un intervento di routine, fu qui che venne alla luce il più raro esempio di arte gotica a Roma. Nascosti da quasi ottocento anni sotto sette strati di intonaco azzurro, si mostrarono allo sguardo dei restauratori 300 metri quadrati di straordinari affreschi che rivestivano le pareti e le volte della Sala Gotica, forse l’aula di giustizia di un tribunale ecclesiastico.
La Torre Maggiore: eredità dell’epoca carolingia
All’ingresso del monastero è presente poi una torre dell’epoca carolingia, meglio nota come Torre Maggiore. Agli inizi del Tredicesimo secolo, furono aggiunti infatti al complesso originario del monastero l’edificio con le celle dei monaci, lo splendido chiostro e il lussuoso palazzo cardinalizio fortificato, il cui ingresso è dominato dalla massiccia Torre Maggiore.
Fu nel 1564 che Pio IV trasformò il complesso del Celio in un orfanotrofio femminile: il Conservatorio delle Zitelle, che poi è l’edificio dove tuttoggi risiedono le Monache di clausura agostiniane, che vi abitano da oltre 450 anni.