Lì dove non arriva la Polizia municipale a multare, ci pensa “Free Park” a punire gli automobilisti incivili che parcheggiano male le proprie auto a Roma. Un giustiziere, o più giustizieri, che colpiscono su tutto il quadrante della Città Eterna, imbrattando con bomboletta spray la fiancata dell’automobile parcheggiata mai. Nel giro di pochi giorni, siamo al quarto caso in giro per il territorio comunale romano.
“Free Park” colpisce ancora a Roma
L’ultimo episodio è stato registrato nella zona di Porta Furba, dov’è stata presa di mira una Mazda MX-30. Come nei precedenti casi dov’è comparsa la scritta, anche quest’automobile era parcheggiata male in mezzo alla strada. L’auto, di colore blu elettrico, ha visto una gigantesca scritta imbrattare tutta la fiancata del lato passeggero. Armato di bomboletta spray nero, ignoti avrebbero scritto “FRE PARK”, sbagliando anche la parola inglese. Ma il significato del gesto, al di là dell’errore grammaticale, è stato chiarissimo.
L’azione del giustiziere delle auto posteggiate male
In una crescente mancanza di controllo sulle strade di Roma, da qualche settimana abbiamo visto l’azione di “Free Park” nell’ammonire i guidatori incivili. Per ora, il marchio dell’autista indisciplinato è arrivato in diversi casi: macchine parcheggiate in mezzo alla strada, sulle strisce pedonali, i marciapiedi o addirittura in maniera irregolare sulle soste dedicate alle persone disabili.
La scritta “Free Park” sostituisce i tergicristalli sollevati
Ma prima dell’arrivo di “Free Park”, come ci comportavamo davanti agli automobilisti incivili? Era raro trovare automobilisti che chiamassero gli agenti della Polizia Locale, preferendo azioni di giustizia stradale “fai da te”. Tergicristalli sollevati, o rotti, se le automobili sostavano in punti dove non dovevano stare. Poi i graffi sulla carrozzeria, con le fiancate e gli sportelli che diventavano vittime – in tanti casi – di profondi solchi. I più educati, invece, scrivevano un foglio che lasciavano sul vetro de parabrezza, con scritte parolacce, insulti e l’infrazione che – a loro parere – si era compiuta.