Una nuova condanna arriva per i fratelli Bianchi, già all’ergastolo per il brutale omicidio di Willy Monteiro Duarte. Infatti, i ragazzi nel loro passato criminale svolgevano anche l’attività di pusher, gestendo un giro di sostanze stupefacenti sul territorio dei Castelli Romani. Per l’attività di spaccio, il giudice ha sentenziato una pena di 4 anni e mezzo sia per Marco che Gabriele Bianchi.
L’attività di spaccio dei Fratelli Bianchi
Come emerso nella sentenza del giudice, oltre al brutale pestaggio i due fratelli tenevano “una capillare attività di sostanze stupefacenti sul loro territorio”. Si erano specializzati nel mercato della cocaina, dove avevano addirittura coniato un linguaggio in codice per comprendere le dosi richieste dai loro clienti. Numerose le intercettazioni che evidenziavano termini come “magliette piccole, grandi e felpe”, che rappresentavano nella realtà la dose richiesta dal cliente agli spacciatori.
La sentenza della Cassazione
Una vita immersa nell’illegalità, quella di cui presumibilmente si erano circondati i fratelli Bianchi. Non solo l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, ma anche una fitta attività che, secondo la Cassazione, li aveva portati ad avere un margine d’azione sia al livello dello spaccio di sostanze stupefacente che delle estorsioni nelle zone dei Castelli Romani. Sulla questione della droga, e in particolare la cocaina, a inchiodare i due fratelli sarebbero state delle intercettazioni incontrovertibili coi propri clienti.
La motivazione della sentenza
Secondo i supremi giudici della Cassazione, sui casi di spaccio si è esclusa “la lieve entità sui fatti”, come richiesto invece dai legali dei Bianchi, ovvero Vanina Zaru, Valerio Spigarelli e Ippolita Naso. Per i giudici, infatti, “si è trattato di cessioni di cocaina reiterate nel tempo e senza una sostanziale soluzione di continuità che dimostravano una non occasionale ma professionale attività di spaccio e, quindi, la detenzione di considerevoli quantitativi da immettere, seppure di volta in volta e in quantità modica, sul mercato”. Una condizione che ha reso “inammissibile” il ricorso della difesa dei due fratelli.
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