Fingeva di voler tutelare i risparmi degli investitori dai crack finanziari. Quei soldi, invece, finivano su carte prepagate estere per poi essere polverizzati al gioco online. È lo stratagemma che un sedicente broker avrebbe messo in atto con alcuni suoi clienti, a cui è riuscito a sottrarre almeno 1 milione e mezzo di euro. Il castello di carte che l’uomo si è costruito per anni gli è però crollato addosso e dovrà comparire in un’aula del tribunale di Roma il prossimo 8 novembre, quando risponderà dell’accusa di esercizio abusivo di attività finanziaria, truffa e autoriciclaggio.
Crolli imminenti della borsa e salva-risparmi
Una truffa che si reggeva sulla fiducia dei clienti, quella che l’uomo si conquistava convincendoli a salvare i propri risparmi su conti esteri, in Svizzera. Premeva sull’ansia che perdessero ogni avere, con la scusa di imminenti tracolli del sistema finanziario nazionale. I suoi clienti, così, almeno 8 quelli che hanno denunciato l’accaduto, sottoscrivevano contratti con il broker per inviare soldi su un fondo comune.
Peccato che né il fondo “Omnibus” né tantomeno la società svizzera “Kripteya sa”, a cui sarebbe appartenuto, sono mai esistiti. I risparmi dei suoi investitori l’uomo li avrebbe spesi per ricaricare conti di gioco online, come come “William Hill Malt” o Betfair Italia”.
Otto carte prepagate per il riciclaggio
Per rassicurare i clienti che la transazione andasse a buon fine, il truffatore corroborava la sua competenza con tanto di carte alla mano. Si spacciava come intermediario e convinceva i clienti a trasferire i soldi su un deposito di un istituto di credito di Ginevra, con tanto di documentazione.
In realtà quei soldi venivano spostati su 8 carte prepagate che utilizzava per continuare a giocare online. Per questo motivo l’uomo è stato accusato anche di autoriciclaggio. Secondo il pm, Giovanni Bertolini, era il sedicente broker a predisporre i documenti per i suoi assistiti, per poi controfirmarli e indirizzarli al fondo Omnibus, indicando al suo posto però un conto corrente di Unicredit, di cui era il titolare. Altro che conti svizzeri perciò, i soldi sono rimasti sempre nello stesso posto: nelle tasche della persona sbagliata.