Dal colle che sovrasta il rione Trastevere, una celebrazione per commemorare una pagina storica buia per l’Italia e l’Argentina.
Il tardo pomeriggio di domenica 24 marzo una luce si è irradiata dal Faro del Gianicolo, il colle romano chbe sormonta il rione Trastevere. In genere rimane spento, ma un evento particolare ha irrotto nella quotidianità del belvedere capitolino.
Perché il Faro del Gianicolo si è acceso
Per comprendere le ragioni che hanno portato all’accensione del Faro del Gianicolo, bisogna tornare indietro di quasi 50 anni. Il 24 marzo del 1976 in Argentina ci fu un golpe che segnò irrimediabilmente il corso del Paese sudamericano ma anche la vita di tantissime persone.
Fu una delle pagine più buie del secolo scorso perché a partire da quell’anno tantissimi argentini furono perseguitati dalla neo dittatura militare instaurata dal golpe di Stato: per questo motivo il 24 marzo in Argentina è passato alla storia come “Día de la Memoria por la Verdad y la Justicia” (“Giorno della memoria per la verità e la giustizia”), che oggi corrisponde a una commemorazione laica, in ricordo dei tantissimi desaparecidos argentini perseguitati dalla dittatura.
L’Italia ha dei fitti rapporti diplomatici con l’Argentina e dal 1976 in poi furono tantissimi gli italiani che partirono per Buenos Aires, in soccorso dei cittadini perseguitati. Per questo motivo ieri, 24 marzo, il comitato “Desaparecidos Madres e Abuelas” ha organizzato una commemorazione al Gianicolo, uno dei luoghi culturali che sugellano la solidarietà tra il Bel Paese e l’Argentina fin dagli inizi del ‘900. Ogni anno, in occasione di questa giornata, il Faro del Gianicolo si illumina appunto il 24 marzo.
Cosa c’entra il Gianicolo con l’Argentina?
Ma cosa c’entra di preciso il Gianicolo, una delle terrazze più iconiche di Roma, con l’Argentina? Pochi sanno che il Faro del Gianicolo fu costruito nel 1911 grazie ai fondi raccolti dalla Comunità degli Italiani di Buenos Aires in occasione del cinquantenario dell’Unità d’Italia.
Lo conferma anche il fatto che la colonna che sorregge il Faro è sovrastata da un capitello su cui è incisa la dedica: “A Roma Capitale gli italiani d’Argentina MCMXI”. Per questo motivo ieri, a commemorare le vittime del ““Día de la Memoria por la Verdad y la Justicia” il Faro si è illuminato alle 18.45.
Un’iniziativa promossa dal dipartimento della Cultura di Roma Capitale e a cui ha preso parte un ex diplomatico italiano, Enrico Calamai, che ai tempi del golpe era in missione a Buenos Aires e mise in salvo più di trecento perseguitati. Con loro era anche Florencia Santucho, sorella del “nipote 133”, ritrovato e identificato dalle “Abuelas de Plaza de Mayo” solo nel 2023.