C’è voglia di verità attorno la morte di Stefano Dal Corso. Durante la conferenza stampa tenuta a Montecitorio, la famiglia del detenuto ha voluto ribadire come “non crede al suicidio” del figlio all’interno del carcere di Oristano. Come avevamo menzionato pochi giorni fa sulle pagine del nostro giornale, l’uomo era stato trovato senza vita all’interno della propria cella, dopo essersi impiccato alla finestra. Un epilogo che potrebbe stravolgersi, considerato come sono usciti audio legati a un presunto pestaggio verso lo stesso Stefano, che di fatto lo avrebbe ucciso per le botte subite da ignoti.
La famiglia chiede verità per Stefano Dal Corso a Montecitorio
La famiglia lo ribadisce a più riprese durante la conferenza stampa: “Nostro figlio non voleva morire e non aveva motivi per suicidarsi”. Mentre l’avvocatessa mostra la foto del cadavere di Stefano, con evidenti lividi sulla zona delle braccia e del viso, la sorella lancia un appello allo Stato italiano. La richiesta di avere una piena verità sulla dipartita del fratello, in quella che sembra l’ennesima morte senza risposta in carcere di un detenuto.
Le incongruenze sulla morte di Stefano Dal Corso
Da un’aula istituzionale si accende il grido di una famiglia, davanti a una morte che è stata archiviata frettolosamente dalla Procura. Dopotutto, il caso di Dal Corso è anomalo, considerato come sul cadavere del 42enne suicida non venne effettuata nessuna autopsia. Per la legale che segue la vicenda di Stefano, più di qualche particolare non quadra all’interno di questa tragica storia.
Un’altra verità sul caso di Stefano Dal Corso?
A mettere in dubbio l’epilogo del suicidio di Stefano Dal Corso, ci sarebbero due condizioni. La prima legata alla fine della pena dello stesso detenuto, che all’epoca dei fatti sarebbe avvenuto poche settimane dopo il decesso. Altra situazione da dimostrare, inoltre, è la versione degli altri detenuti, che racconterebbero come “la fine di Stefano non sia legata al suicidio”.