Prosegue l’attività della Guardia di Finanza a contrasto della diffusione illegale di contenuti audiovisivi fruibili online e tutelati dalla normativa sul diritto d’autore.
Nell’ambito della stessa indagine che nel mese di gennaio ha portato al blocco di 15 collegamenti web utilizzati per la visione di contenuti multimediali ad accesso condizionato mediante la metodologia denominata IPTV, il Tribunale di Roma – Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari – ha disposto il sequestro preventivo, mediante oscuramento, di ulteriori 10 siti web che consentivano l’accesso abusivo a contenuti audiovisivi non autorizzati, in particolare eventi sportivi, ad un numero indeterminato di utenti finali.
Il provvedimento in argomento, richiesto dalla Procura della Repubblica, molto attenta al contrasto di questo nuovo fenomeno che alimenta circuiti economici illeciti in violazione delle norme che tutelano il diritto d’autore, è stato emesso sulla base degli accertamenti svolti dal Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza. I militari hanno sviluppato gli elementi acquisiti a suo tempo da una denuncia/querela presentata dalla Lega Nazionale Professionisti di Serie A, contitolare, unitamente alle singole squadre organizzatrici delle partite di calcio, dei diritti audiovisivi relativi a tutti gli eventi disputati nelle competizioni di cui la stessa è organizzatrice (Campionato di Serie A Tim, Coppa Italia, Supercoppa e Competizioni Primavera).
La pirateria rappresenta un mercato molto fiorente, parallelo a quello legale, che si poggia su un gran numero di clienti che, probabilmente ignari delle conseguenze cui si espongono e dei danni economici dei titolari dei diritti rispetto ai cittadini che onestamente acquistano prodotti regolari, alimentano la diffusione del fenomeno illegale.
In particolare l’illecita attività è attinente alla moderna metodologia di distribuzione di contenuti multimediali, la c.d. IPTV (Internet Protocol Television), mediante la quale i c.d. “pirati” acquisiscono e ricodificano i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento per poi distribuirli sulla rete internet, sotto forma di un flusso di dati ricevibile, dagli utenti fruitori, con la sottoscrizione di un abbonamento illecito ed un semplice PC, tablet, smartphone o decoder connesso alla rete.