Il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne scomparsa misteriosamente in Vaticano il 22 giugno del 1983, continua a scuotere le cronache, e a buon diritto: da oltre quarant’anni persiste il mistero che contorna la sparizione della ”ragazza con la fascetta” e ora è stata proprio la Procura del Vaticano a richiedere l’apertura delle indagini.
Il sit-in di Pietro Orlandi per la scomparsa della sorella
Il fratello Pietro Orlandi, che non ha mai smesso di cercare la verità da quel giorno, fa un sorta di ”lista” durante il sit-in che ogni anno organizza per la sorella scomparsa nel nulla da quel lontano giorno. L’iniziativa, quest’anno, cade però dopo un fatto eclatante: l’annuncio dell’apertura di un fascicolo di inchiesta in Vaticano per vederci chiaro e tentare così di dare un svolta al caso. Parallelamente, ricordiamo anche che una rinnovata attenzione mediatica era stata innescata anche dalla serie Netflix “Vatican girl”. Come riporta anche il Messaggero, Pietro Orlandi ha detto: ”Per una indagine seria, che non sia propaganda – dice Orlandi davanti alla folla radunata in largo Giovanni XXIII, di fronte al Vaticano – si deve ascoltare una serie di persone che possono essere entrate direttamente in contatto con questa vicenda a partire dall’ex segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone e l’ex segretario del Papa Emerito, monsignor Georg Gaenswein”.
Il dossier Emanuela e la chat tra i collaboratori del Vatinano
E, sempre davanti alla stessa folla, ha aggiunto subito dopo: ”Un dossier Emanuela esiste, lo stesso don Georg me lo confermò”. Ma tutta l’attenzione degli astanti era in attesa di qualche parola sulla famosa chat rinvenuta: ”In quegli scambi tra due collaboratori di papa Francesco risalenti al 2014 si parla di Emanuela, di documenti su Emanuela, se ne parla come di un fatto grave, da risolvere, si chiamano in causa tombaroli, georadar e ci si chiede anche come si possono trovare i soldi per sostenere le spese”.