Indagini senza fine sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, 40 anni, fa, il 22 giugno del 1983. La vicenda relativa alla 15enne sembra essere un giallo senza fine, in merito al quale il fratello Pietro porta avanti una battaglia da anni alla ricerca della verità. La Santa Sede ha riaperto le indagini, ma sono emersi alcuni elementi inquietanti riportati proprio dal fratello di Emanuela, circa una trattativa tra Vaticano e Procura di Roma.
Il fratello di Emanuela racconta di un accordo tra Vaticano e Procura
Una vicenda intricatissima che ha avuto come protagonista un giovanissima e in merito alla quale, ogni tanto escono elementi di novità che non fanno altro che creare altro turbamento in merito alla scomparsa di Emanuela. È stato Pietro Orlandi a raccontare di un presunto accordo tra Vaticano e Procura di Roma per la restituzione del corpo di Emanuela. Una vicenda sulla quale il Corriere della Sera si sofferma con dovizia di particolari.
Secondo il racconto reso dal fratello della 15enne scomparsa l’ex procuratore aggiunto, titolare delle indagini, Giancarlo Capaldo, incontrò il comandante della Gendarmeria Vaticana dell’epoca e il suo vice. Argomento era la sepoltura di De Pedis che il Vaticano voleva fosse tolto dalla Basilica di Sant’Apollinare. Un impegno che Capaldo era pronto ad assumersi a condizione che, se Emanuela era morta, ne fosse restituito il corpo. Uno ‘scambio’ al quale il Vaticano sembrerebbe aver acconsentito, salvo il patto che proprio il Vaticano rimanesse estraneo a questa vicenda. Pietro Orlandi è certo: “Ci sono persone nella santa Sede che sanno tutto”.
Con l’arrivo del nuovo procuratore capo cambia lo scenario
Eppure con l’arrivo del nuovo procuratore capo di Roma, lo scenario sembra sia cambiato… anzi si sia proprio ribaltato. Visto che ha negato quanto affermato da Capaldo e gli ha anche tolto l’inchiesta, prontamente archiviata nel 2015. Salvo poi emergere che tra il nuovo procuratore capo e il ‘vecchio’ ci fossero degli attriti…
Dissapori nati sempre sul caso Orlandi, quando nel 2012 fu reso noto che ‘la verità sulla scomparsa di Emanuela sarebbe a conoscenza di personalità del Vaticano’. Un dato quest’ultimo che fu attribuito proprio a Capaldo. A seguire, sempre nel 2012, l’Ansa sottolineò il coinvolgimento della banda della Magliana nella scomparsa della ragazzina. Poi c’è stato l’annuncio che il nuovo procuratore capo di Roma avrebbe coordinato le indagini e a seguire lo spostamento di De Pedis da Sant’Apollinare a Prima Porta.
Dopo 8 anni dall’archiviazione riaperte le indagini
In un momento successivo le indagini alle quali avrebbe continuato a lavorare Capaldo sarebbero state svolte gomito a gomito con il procuratore capo, fino a quando quest’ultimo nel 2015 ha chiesto e ottenuto l’archiviazione. Ma la magistratura vaticana ha riaperto le indagini nei primi giorni del 2023 sollecitata dalla famiglia di Emanuela. La domanda che tutti si formulano sul caso Orlandi è: Si arriverà mai a scoprire cosa sia realmente successo a quella ragazzina che il 22 giugno di 40 anni dopo aver finito le lezioni di musica in piazza Sant’Apollinare è scomparsa?