Emanuela Orlandi, nuove rivelazione ed una possibile, nuova pista da seguire. Ci sono novità sul caso della sparizione dell’allora 15enne cittadina vaticana avvenuta nel giugno del 1983, ormai 40 anni fa. Sì perché stando alle rivelazioni di un ex Carabiniere il corpo della Orlandi si troverebbe sepolto a Castel Sant’Angelo. Il Militare lo ha aveva messo già nero su bianco in una lettera indirizzata al Sostituto Procuratore Stefano Luciani, incaricato dalla Procura di Roma di riaprire il caso, uno dei grandi misteri irrisolti del nostro Paese. Adesso però queste nuove informazioni: a cosa porteranno?
Sparizione Emanuela Orlandi, ultime notizie
Cerchiamo di entrare più nel dettaglio. A parlare, raggiungo da ItaliaOggi, è un Carabiniere non in più in servizio che afferma che il corpo della Orlandi si troverebbe “nei sotterranei del Castel Sant’ Angelo, o Mole Adriana, altrimenti detta Mausoleo di Adriano, dietro una porta rinforzata dovrebbe trovarsi una stanza di circa 20 metri quadri”. Qui, secondo le dichiarazioni, “dovrebbero trovarsi resti umani” e – ecco il passaggio saliente – “anche quelli di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (l’altra ragazza svanita nel nulla). La struttura dovrebbe ricadere sotto l’ Autorità del Comune di Roma e perciò non dovrebbe essere difficile approntare un sopralluogo”.
L’intervista all’ex Carabiniere
Nell’intervista rilasciata l’ex Carabiniere cita il vecchio canone 1058 (che proibisce il matrimonio tra religiosi, ndr) che, secondo lui, rivestirebbe un ruolo centrale nella vicenda. Questo perché “il codice è stato confermato dall’attuale norma canonica del 1983, anno dei sequestri della Orlandi e della Gregori“.
Questa la tesi sostenuta dall’ex Militare:
“Secondo la mia tesi, il codice 158 identifica senza ombra di dubbio il canone 1058 che impone il celibato sacerdotale. Quel codice serve a fare comprendere immediatamente cosa vogliono i sequestratori: l’abolizione del celibato sacerdotale, canone 1058, altrimenti avrebbero ucciso la Orlandi e la Gregori”.
E ancora:
“Il numero 1058 del canone in questione i sequestratori lo indicano chiaramente nel chiedere che il codice telefonico di loro accesso alla Segreteria di Stato vaticana per le trattative fosse il codice 158”
(lo “zero” mancherebbe in quanto nel 1983 i numeri telefonici interni vaticani non potevano superare le tre cifre, ndr).