“Ho inciso io la cassetta inviata alla Cbs. Avevo 19 anni, credevo fosse solo un gioco“. Nuovo capitolo del caso legato attorno alla sparizione di Emanuela Orlandi. A distanza di circa trent’anni, è stata identificata la donna che rivendicò il rapimento della ragazza. Fino ad oggi era soltanto una voce, ma adesso ha le fattezze di una persona in carne ed ossa.
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Nuovo capitolo sul caso Emanuela Orlandi
La vicenda attorno al rapimento di Emanuela Orlandi ha un nuovo capitolo. Vi ricordate l’audiocassetta inviata da Boston (insieme a un testo scritto a penna) al giornalista americano Richard Roth, corrispondente da Roma per la Cbs? In quel messaggio parlava una donna. E rivendicava il sequestro della ragazza, avvenuto il 22 giugno 1983 a Roma. Ebbene, a distanza di poco meno di trent’anni, quella voce misteriosa sembra avere finalmente un nome. Si tratta di una 59enne romana, che al momento dell’invio della cassetta dal Massachusetts aveva solo 19 anni.
La donna che ha registrato il messaggio nell’audiocassetta ha un nome e un cognome
La donna è stata convocata in procura e ha spiegato agli investigatori di aver soltanto letto un comunicato. Senza sapere le conseguenze di ciò che stava facendo. In quanto oscura dell’intrigo. La 59enne ha detto di essere stata tirata in ballo inconsapevolmente, per gioco, senza in alcun modo essere a conoscenza del guaio in cui era stata intromessa.
Questo nuovo capitolo sulla sparizione di Emanuela Orlandi arriva dall’inchiesta sull’omicidio di Katy Skerl, la ragazza di soli 17 anni trovata strangolata a Grottaferrata nel gennaio del 1984. Nell’indagine ha un ruolo fondamentale anche Marco Accetti. L’uomo si è autoaccusato della sparizione di Emanuela, ma non è mai stato ritenuto credibile dagli investigatori. Il pm Erminio Amelio ha ascoltato di nuovo Accetti: la novità è, come detto, il nome di questa donna 59enne che ha letto il messaggio registrato nell’audiocassetta inviata da Boston alla famiglia Orlandi.