Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela Orlandi, la ragazza cittadina vaticana scomparsa quaranta anni fa, prossimamente incontrerà il Promotore di Giustizia vaticano Alessandro Diddi. L’incontro avverrà “subito dopo Pasqua, è la prima volta che siamo stati convocati”, come ha detto all’ANSA l’avvocato Laura Sgrò nelle ultime ore.
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Pietro Orlandi sarà ascoltato in Vaticano
Sotto la lente della discussione, durante l’incontro, ci saranno le chat che risalgono ai primi anni del pontificato di papa Francesco. Inoltre, verranno portati all’attenzione dei Vaticano quei documenti di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa, che testimonierebbero una presunta permanenza di Emanuela in Inghilterra. Sempre la dottoressa Sgrò ha detto: “È una documentazione che va analizzata, anche per capire se è attendibile”. Pietro Orlandi, dal canto suo, invece, sulla questione, durante la sua comparsa nella trasmissione Di Martedì condotta da Giovanni Floris su La7 ha detto: “Quando dico che credo alla pista di Londra dico sul serio, tanti elementi portano a capire che sia stata lì. C’è stato un ricatto tra due gruppi di persone, con Emanuela messa in una situazione per un ricatto più forte. Nella scorsa puntata abbiamo parlato della pedofilia nel Vaticano: qualcuno ha commesso qualcosa e usato quella situazione per fare un ricatto enorme”.
”Emanuela passata per Londra”
Sempre ai microfoni di La7, poi, una settimana fa, aveva chiarito: “Ho motivo di credere che Emanuela sia passata per Londra. Sono entrato in possesso di documenti in cui ci sono riscontri che mi dicono che quanto c’è scritto in quei fogli è vero. Alcune persone, in contatto con personalità della Chiesa Anglicana, mi hanno detto delle cose in relazione alla presenza di Emanuela a Londra. Ci sono delle relazioni tra personaggi di alto livello del Vaticano e le istituzioni inglesi”.
La richiesta di Pietro Orlandi e del suo avvocato
Inoltre, Pietro Orlandi e il suo avvocato sono fortemente decisi a richiedere che vengano ascoltati alcuni testimoni dell’epoca, ritenuti chiave per la vicenda, come ad esempio il cardinale Giovanni Battista Re, il cardinale Leonardo Sandri, il cardinale Stanislaw Dziwisz e monsignore Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI, così come l’ex comandante della Gendarmeria Domenico Giani.
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