Mario Draghi si è dimesso. La notizia rappresenta il culmine di una lunga settimana di tensioni e controversie sul Governo, dopo la crisi interna innescata dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che aveva deciso di non dare la sua fiducia.
E così, nelle ultime ore, il professor Draghi ha ufficializzato la sua decisione questa mattina nel corso del colloquio con il presidente Sergio Mattarella al Quirinale.
Draghi si dimette: l’annuncio ufficiale
Ora, il governo resta in carica solamente per il disbrigo degli affari correnti. Ad annunciarlo è anche Ugo Zampetti, segretario generale della presidenza della Repubblica: “Il professor Mario Draghi, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del governo da lui presieduto. Il presidente della Repubblica ne ha preso atto“.
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Il breve discorso del premier
Draghi è stato alle Camere, ma era solamente di passaggio. Subito dopo è passato al Quirinale per confermare la decisione assunta nelle scorse ore. Draghi ha consegnato formalmente la gestione della crisi nelle mani del capo dello Stato. “Alla luce del voto espresso ieri sera dal Senato della Repubblica, chiedo di sospendere la seduta perché mi sto recando dal presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni“, è stato il brevissimo intervento del premier.
Applausi alla Camera: ma le forze politiche pensano già al voto
Draghi, dopo le dimissioni, è stato accolto alla Camera da una serie di applausi. Applausi che sono arrivati soprattutto da parte della squadra dei ministri. Non ha nascosto sorrisi e ha ringraziato tutti “per questo e per tutto il lavoro fatto in questo periodo“. Poi si è lasciato andare a una battuta: “Certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato…“.
L’esecutivo, insomma, è arrivato al capolinea. La giornata di ieri al Senato è stata lunga e complicata. Intanto, però, le forze politiche già pensano al voto e probabilmente ci sarà il 2 o il 9 ottobre. Al momento, però, la nave rimane in mezzo alla tempesta, senza nocchiere, con un futuro politico incerto.