Cara Ale,
sinceramente non so proprio da dove cominciare. Mi chiamo Beatrice, ho 23 anni e non capisco in che direzione stia andando la mia vita.
Ho iniziato tre anni fa un percorso di studi universitario in una facoltà che non mi faceva impazzire né sorgere ribrezzo. Purtroppo ho sempre avuto molti interessi, tra cui il giornalismo, la letteratura e l’arte, ma a detta dei miei genitori non avrei mangiato con nessuna di queste in futuro. Il terzo anno, poco prima della sessione di dicembre, ho scoperto che mio padre aveva un’altra, un’amica di famiglia. Fino all’estate scorsa non sono riuscita a concentrarmi davvero sui libri e ora che questa donna fa pressioni perché vuole essere accettata da me e mia sorella io davvero non riesco a connettermi al 100% su nulla. Mi mancano cinque esami e mi sento una fallita fuori corso. Sì, da quel dicembre dell’anno scorso mi sono ritrovata per un anno intero in mezzo alle liti dei miei genitori, una guerra fredda. Ultimamente vedo una terapista ma in ogni seduta non faccio altro che piangere. Mi sento una persona inutile. Ci sono ragazze e ragazzi che anche davanti a grandi lutti riescono a raggiungere i loro traguardi, io invece non ho neanche la voglia di uscire di casa durante il giorno. Non mi sfogo mai apertamente, perché non voglio che mia madre, che soffre ancora molto per la situazione, mi veda debole e spesso non esco per non lasciarla sola a cena a casa. Non voglio che si senta trascurata da me proprio come da papà. Lo stesso padre che in 22 anni non mi ha mai abbracciata e non è mai venuto con me al parco o in un centro commerciale. L’uomo che ora accompagna il figlio dell’amante, perché questo è legalmente, al centro estivo. Entrambi mi dicono che non studio mai: sono come una goccia che cade sempre sullo stesso punto di una tavola. Una volta avevo delle buone idee per dei romanzi fantasy, ma dato che scrivere è “tempo sprecato”, scrivo solo delle fanfiction ogni tanto. A volte ci fidiamo dei nostri genitori, ma poi arriviamo al punto che non ci troviamo ad un bivio, bensì in mezzo al nulla circondati dalla nebbia.
Io qui non ho neanche una bussola.
Come faccio a trovare la giusta direzione in me se non vedo nessuna via?
Beatrice, cuore di zia, spero non ti dispiaccia, ma sono costretta a iniziare questa lettera smontando le tue convinzioni: in primis, non sei una fallita, e guarda un po’, non sei nemmeno una persona inutile. Nelle tue parole ho intravisto una giovane donna che sta affrontando un dolore davvero immenso. Vedere la propria famiglia che si spacca in mille pezzi è un trauma, una specie di lutto.
Inoltre, cosa non da poco, mentre sei qui che cerchi di raccogliere i cocci e fartene una ragione, ti ritrovi davanti alla nuova compagna di tuo padre che, con un pelo di arroganza, zero tatto e poca intelligenza, cerca d’imporsi nella tua vita non comprendendo che punto primo, non è il momento, punto secondo, sarai tu e solo tu a decidere se e come potrà farne parte.
Tu, cara Beatrice, hai grande forza d’animo, e credimi, la sottoscritta, nei tuoi panni, avrebbe già fatto scoppiare una terza guerra mondiale: rasando a zero la nuova compagna di papà mentre dorme, e ficcando la testa del fratellastro nel cesso – ovviamente tutti atteggiamenti stupidi, infantili, impulsivi e senza alcun senso. Quindi, m’inchino dinnanzi alla tua persona, dicendoti che sei più matura e forte di quanto tu possa pensare e che dovresti essere fiera della tua reazione: piccola ma grande donna.
Il fatto che tu stia incontrando difficoltà nello studio, sinceramente, credo sia davvero il minimo. Ognuno, dinnanzi al dolore, reagisce a suo modo. Non stare a guardare quello che fanno gli altri, come reagiscono gli altri, cosa dicono gli altri! Chi se ne frega, insomma! Ogni animo ha bisogni diversi, elabora il dolore in più o meno tempo. Quindi ti prego, smetti di sentirti in colpa e cerca di darti modo per smaltire il peso che hai nel cuore.
Da dove iniziare? Andare dalla psicologo è stato un passo giustissimo – io sono una fan sfegatata della terapia che mi ha, in un certo senso, salvata – ma sono anche convinta che non sia sufficiente confrontarsi solo con un estraneo, seppur professionista. È altrettanto necessario che tu possa parlare liberamente con la tua mamma: lei, dentro ai tuoi occhi, legge ogni stato d’animo, quindi il tuo silenzio potrebbe logorarla più di un giustificato sfogo. Inoltre, sono convinta tu debba trovare modo di confrontarti anche con tuo padre; innamorarsi di un’altra donna non è una colpa, può succedere, nessuno è perfetto, l’amore è eterno finché dura etc., ma questo non significa che tu non debba esternare il tuo dolore, quanto ti pesi vederlo affettuoso con “un estraneo” mentre realizzi che in 22 anni non ti ha abbracciata nemmeno una volta.
Mamma e papà devono essere messi al corrente di quello che provi realmente, e per quanto i sentimenti non siano controllabili, devono assumersi la responsabilità di quello che è accaduto, devono comprendere che dirti che non studi mai non serve proprio a niente; se desiderano vederti motivata e serena come un tempo, devono cercare di lenire, per quanto possibile, il tuo dolore.
Continua a coltivare i tuoi interessi. Scrivi Beatrice! Visto che ami farlo non smettere, perché è tutto fuorché tempo sprecato. La penna, oltre che passione, è terapia, e te lo dice una che la usa per analizzarsi continuamente (pure fin troppo).
Apriti! Sfogati! Tira fuori ‘sti macigni, non tenerli dentro! Sii coraggiosa e parla con le persone che ti hanno messa al mondo. Potrai scontrarti, potrete non capirvi, ma almeno smetterai di vagare come una bomba che rischia di esplodere da un momento all’altro – facendo più danni di un’atomica.
Riparti da qui. La tua strada non è buia come credi: in fondo, se guardi bene, c’è una luce pazzesca che viene emanata dal futuro che meriti.
In tasca, se controlli con la giusta attenzione, potrai trovare anche la bussola di cui mi hai parlato. Ti guiderà solo nel momento in cui smetterai di subire le scelte altrui, essendo sincera con te stessa, ma soprattutto con le persone che ami.
Se hai bisogno, sai dove trovarmi.
Con grande affetto,
La Crinzi
dilloallacrinzi@ilcorrieredellacitta.it